Ecuador, Israele in prima linea

isra1 A dieci giorni dal terremoto che ha devastato l’Ecuador, la situazione di emergenza nel paese è ancora molto grave. Le vittime sono state oltre 650, più di 1.100 le costruzioni distrutte, 720mila le persone che necessitano di assistenza umanitaria. Tra queste ultime, più di 25mila attualmente vivono in rifugi. Una situazione di emergenza molto difficile che ha visto la mobilitazione dell’intera comunità internazionale e, in particolare, di Israele, tra i primi paesi a prestare soccorso a vittime e feriti. Una missione guidata dall’organizzazione specializzata nel prestare assistenza in situazioni di emergenza IsraAID è infatti arrivata in Ecuador negli scorsi giorni, costruendo un ospedale da campo nel villaggio di Canoa, sulla costa del Pacifico, quasi completamente distrutto dalle scosse. La squadra inviata da IsraAID, già operativa dall’inizio di questa settimana, si è focalizza nel prestare primo soccorso, creare spazi dedicati ai bambini e fornire assistenza psicologica.
Il terremoto, di magnitudo 7.8 verificatosi il 16 aprile, ha colpito e distrutto zone già in estrema difficoltà a causa della povertà. Al suo arrivo – a bordo di aerei privati in quanto anche gran parte delle infrastrutture del paese sono fuori uso – il gruppo di soccorritori israeliani, che collabora con l’American Jewish Committee, ha trovato il villaggio di Canoa praticamente raso al suolo: il 98 percento dei suoi edifici era stato distrutto dalle scosse, e la popolazione ulteriormente colpita da un secondo terremoto il 17 aprile (magnitudo 6.0) e da altri isra3-e1461442115900-635x357 successivi di intensità minore. Uomini, donne e bambini sono scappati dalle strutture rimaste per metà in piedi dopo le prime scosse, in preda al panico.
I soccorritori hanno prima di tutto contribuito agli scavi per trovare eventuali superstiti, per poi concentrarsi su chi era stato costretto a dormire all’aperto, senza viveri. IsraAID ha fatto sapere in un comunicato che la missione include operatori umanitari esperti, medici e psicologi, che nell’ospedale da campo forniranno cibo, acqua e cure, con particolare riguardo per donne e bambini. I numeri parlano di circa 250.000 bambini bisognosi di aiuto.
“Portare assistenza medica in condizioni di emergenza, in cui ci sono poche risorse e nessun genere di ordine o protocollo da seguire è molto diverso che curare pazienti nelle situazioni in cui la maggior parte dei medici imparano – e gli israeliani sono ottimi proprio in quel tipo di medicina”, ha detto negli scorsi giorni il capo chirurgo della Croce Rossa internazionale Harald Veen, in visita in Israele. “Gli israeliani – ha proseguito – hanno usato con successo le loro abilità sia localmente sui campi di battaglia sia nelle catastrofi come terremoti e inondazioni, nelle quali sono riusciti a mettere insieme un sistema di ospedali da campo operativo ed efficiente in tutto il mondo. Nessun paese – la conclusione di Veen – ci è riuscito”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(26 aprile 2016)