L’ambasciatore d’Israele: “Il Labour non neghi il problemae affronti l’antisemitismo interno”
La sinistra laburista, con le esternazioni antisemite di alcuni suoi membri, ha superato il limite. Chi non condanna quelle affermazioni è da condannare a sua volta. È il doppio messaggio che il nuovo ambasciatore d’Israele a Londra Mark Regev ha recapitato ai vertici del partito laburista britannico e in particolare al leader Jeremy Corbyn. Il partito negli ultimi giorni è al centro delle polemiche per una serie di affermazioni antisemite fatte da alcuni esponenti di spicco della sinistra d’Oltremanica.
Intervistato dalla Bbc, l’ambasciatore Regev ha dichiarato che “deve arrivare un inequivocabile messaggio dalla leadership (laburista) che dica che non c’è solidarietà per gli antisemiti. È cruciale che i vertici dichiarino che è inaccettabile. Come si può condividere un programma con qualcuno che è antisemita?”.
“Lo scandalo – scrive il Washington Post – ha già provocato la sospensione dal Partito Laburista di Naz Shah, una delle poche donne musulmane che hanno un seggio al Parlamento britannico”. A accendere la miccia, un post del 2014 scritto dalla Shah su Facebook in cui quest’ultima sosteneva che “la soluzione per il conflitto israelo-palestinese” sarebbe stati il trasferimento degli ebrei israeliani negli Stati Uniti. In questo modo i palestinesi avrebbero potuto “farsi la loro vita e avere indietro le loro terre”. Poco dopo è emerso un altro suo post in cui comparava la politica israeliana a quella di Hitler. La Shah si è quindi scusata sempre sui social network e poi attraverso le colonne del sito di informazione ebraico Jewish News per le sue affermazioni mentre il suo leader, Corbyn, aveva diffuso un comunicato in cui definiva le opinioni di Shah “offensive e inaccettabili” e affermava che il Partito Laburista “si opponeva categoricamente all’antisemitismo e a tutte le forme di razzismo”. Il comunicato di Corbyn voleva essere l’ultima parola sulle polemiche su cui invece un altra figura di spicco del Labour ha voluto gettare benzina: in un’intervista alla BBC Radio London, Ken Livingstone, ex sindaco di Londra e membro del comitato esecutivo nazionale del Partito Laburista (l’organo amministrativo a capo del partito), ha infatti difeso Shah, sostenendo che criticare Israele non è sinonimo di antisemitismo. Livingstone ha poi aggiunto: “Quando Hitler vinse le elezioni nel 1932, la sua politica era che gli ebrei dovessero spostarsi in Israele. Era un sostenitore del sionismo prima che perdesse la testa e finisse per uccidere sei milioni di ebrei”. Un commento tanto greve e ignorante che Livingstone è stato accusato pubblicamente da un collega laburista di essere un “disgustoso” apologeta del nazismo. Un altro uomo della sinistra britannica, John Mann, ha detto all’ex sindaco: “Devi fare un passo indietro e andare a vedere quello che ha fatto Hitler, c‘è un libro intitolato ‘Mein Kampf’ che non avrai mai letto e del quale non avrai mai sentito neanche parlare. Le tue sono solo frasi sbagliate e razziste”. Livingstone però invece che scusarsi ha dichiarato di aver detto “semplicemente la verità” e che le sue esternazioni sono condivise anche dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: il riferimento, ha spiegato, è al commento fatto da Netanyahu in ottobre in cui, scrive il Times of Israel, “il premier sosteneva che Hitler inizialmente non intendeva sterminare gli ebrei ma solo espellerli dall’Europa e che l’idea dello sterminio fu suggerita dal Gran muftì di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini, nazionalista palestinese e fervente antisemita”.
Livingstone ha poi di nuovo sostenuto che tutti hanno pieno diritto di criticare Israele, confondendo libertà di critica con revisionismo storico e antisemitismo.
“Naturalmente tutti hanno il diritto di criticare il governo di Israele. – la risposta, seppur indiretta, dell’ambasciatore Regev – Gli israeliani lo fanno ogni giorno. Ma qui non si tratta di criticare Israele. Si tratta di demonizzare lo Stato ebraico”. “I commenti delle ultime settimane – ha continuato l’ambasciatore parlando alla Bbc – sono demonizzazioni, è una denigrazione del mio paese e della sua stessa ragione di esistere. C’è una differenza tra la critica legittima e discorsi di odio. Odiare gli ebrei è una linea rossa che non può essere attraversata”.
Daniel Reichel
(1 maggio 2016)