…negazionismo

Nel giorno della commemorazione della Shoah in Israele, che è anche l’annniversario della rivolta del Ghetto di Varsavia, e dopo il voto del Senato, sorge naturale una riflessione su memoria e negazionismo. Sulla necessità di uno strumento giuridico inteso a imporre determinate regole di comportamento e di espressione esiste da tempo un vivace dibattito. L’idea prevalente in molti circoli accademici e intellettuali, e anche in larghe fasce dell’opinione pubblica ebraica in Italia è stata per lo più contraria. Uno dei Maestri di questa generazione, Rav Elio Toaff, non era favorevole a una legge che non riteneva necessaria alla luce del sistema legale già vigente in Italia. Ma nel corso del tempo siamo assistendo a un progressivo deterioramento e talvolta a una vera e propria degenerazione del discorso pubblico su ebrei, ebraismo, antisemitismo, Shoah, e Stato d’Israele come espressione dei sentimenti collettivi del popolo ebraico. È particolarmente amaro constatare che le persone coinvolte nella diffamazione, nella provocazione e nell’insulto non sono solo ignoranti picchiatori in camicia nera ma anche persone dotate di istruzione, non esclusi docenti universitari, influenti intellettuali, personaggi dello spettacolo, rappresentanti politici. Assieme agli avversari violenti e maneschi si mescolano insidiosi opportunisti, ineffabili fomentatori di odio e finti ingenui. Politici di primo piano proclamano che le ideologie totalitarie, fra cui il fascismo, appartengono al passato e non credono costituiscano una minaccia nel presente. Politici di secondo piano affermano il loro diritto a riaffermare la propria identità fascista. Assistiamo sbalorditi al dibattito se si debba o meno aprire un museo del fascismo a Predappio, che istantaneamente diventerebbe un santuario dell’apologia di fascismo. Nel caso della legge contro il negazionismo – manifestazione odiosa nella sostanza è simile a una forma di vilipendio – non tutti quelli che si oppongono alla legge sono negazionisti o antisemiti, ma certamente l’assenza di una legge e di una sanzione fa molto comodo ai negazionisti e agli antisemiti. La sanzione legale se non crea una difesa del tutto impermeabile, per lo meno crea un freno, un ostacolo in più all’avanzata di una diffamazione negazionista e antisemita in continua espansione. In una società veramente civile, dovrebbero essere sufficienti i meccanismi di autoregolamentazione, senza la necessità di norme giuridiche. Ma la società contemporanea ha da tempo perso il suo profilo autenticamente civile, e pertanto la norma giuridica diventa una triste necessità. Ed è bene che il Parlamento della Repubblica, sia pure in ritardo su molti altri paesi, lo abbia capito.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(5 maggio 2016)