Il settimanAle
Tempo scaduto?
“Non vogliamo educare i nostri ragazzi a odiare, sebbene il nemico occupi la nostra terra, vìoli la nostra sovranità e prema ai nostri confini”. Così i membri di un comitato consultivo hanno motivato, cautamente, la richiesta al Ministero dell’Istruzione di modificare il curriculum scolastico libanese, eliminando la definizione di Israele come unico nemico del Libano. Della presa di posizione ho letto un mese fa, l’8 aprile, sul website YaLibnan, che l’ha ripresa dal quotidiano Al-Akhbar vicino agli Hezbollah. Gli Hezbollah si sono detti contrari alla revisione, ma non so se poi la vicenda abbia avuto un seguito. Il Ministro dell’Istruzione è di un partito cristiano stretto alleato degli Hezbollah, nonché marito della cantante Julia Boutros, che ha reso pubblici onori agli Hezbollah caduti nella guerra del 2006.
Cauta e articolata anche la motivazione con cui, due giorni dopo, il preside del Gymnasia Herzliya ha cancellato, consultatosi con i genitori, i viaggi ad Auschwitz e agli altri campi di sterminio, che lo storico liceo di Tel Aviv organizzava, come circa 400 scuole israeliane, ormai da molti anni. “Era diventato sempre più costoso [oltre mille euro per allievo, ndr], un viaggio per benestanti, ci veniva ormai solo la metà dei nostri ragazzi… chi tornava contento diceva che gli era servito a rafforzare i legami con gli altri, ma serve andare fino in Polonia per affiatarsi meglio? …per alcuni è un’esperienza troppo traumatizzante… altri ne tornano sciovinisti, e non dovrebbe essere questo il risultato… e poi, quando la nostra società delegittima l’Altro e l’atmosfera si fa ultranazionalista, questi viaggi rafforzano queste tendenze.”
In occasione di Yom HaShoah, Judy Maltz riprende la questione su Haaretz, chiedendosi perché gli israeliani non vogliano più mandare i loro ragazzi con la scuola ad Auschwitz. È un bell’articolo lungo e bilanciato su un tema complesso, che non posso riassumere in poche frasi, ma consiglierei a Pagine Ebraiche per la prospettiva israeliana che offre, per molti aspetti radicalmente diversa da quella italiana. Uno di questi aspetti è il ruolo sempre più invadente del Ministro dell’Educazione. Se oltre venti anni fa l’allora ministra Shulamit Aloni esprimeva disgusto per l’immagine dei giovani israeliani “che marciano bandiere al vento, come se fossero venuti a conquistare la Polonia”, l’attuale ministro Naftali Bennett è entusiasta di questi viaggi. Ci vede un’importante componente pre-militare del suo programma di “rafforzamento dell’identità ebraica”, nonostante il messaggio trasmesso da un viaggio ad Auschwitz, quand’anche uno studente vi partecipi, sia molto diverso per chi questa identità non la viva in senso ashkenazita – ed evidentemente ancor più per quel 25% della popolazione d’Israele che non è ebreo. In questa speranza, che i morti rafforzino la determinazione a combattere nei vivi, e impongano la leadership di chi mostri di più flettere i muscoli, Bennett e i suoi coloni non sono emotivamente tanto distanti da Nasrallah e dai suoi miliziani. L’impressione, però, è che il tempo sia per loro scaduto.
Alessandro Treves, neuroscienziato
(8 maggio 2016)