Qui Torino – Israele, oltre il conflitto
Una serata dedicata a Israele nelle sue infinite sfaccettature, al di là del conflitto, della politica, delle tensioni. Israele come società viva ed in costante evoluzione. Raccontarla in questa prospettiva è la sfida della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, come hanno spiegato ieri, nelle sale della Comunità ebraica di Torino, i redattori di Pagine Ebraiche Daniel Reichel e Ada Treves assieme a Daniela Fubini, apprezzata firma del giornale dell’ebraismo italiano. “Non solo conflitto. Israele società viva” il titolo dell’incontro organizzato dalla redazione UCEI in collaborazione con la Comunità ebraica di Torino, introdotto dal direttore dell’area informazione dell’Unione Guido Vitale, che ha sottolineato quale sia la sfida più grande rispetto all’informazione giornalistica su Israele: quella di andare oltre il tema del conflitto, onnipresente sui media, e raccontare il Paese reale, la vivacità, il fascino e problematiche quotidiane di milioni di israeliani. “L’idea – ha spiegato Vitale – è quella di sviluppare dei giornali che parlino di altri aspetti e questo ci ha spinto a pensare ad un notiziario settimanale come Sheva Eretz, che racconti la realtà oltre la gabbia del conflitto”. Ad aprire l’incontro, i saluti di David Sorani, consigliere con delega alla Cultura della Comunità ebraica di Torino.
I tre relatori hanno poi portato tre punti di vista diversi della realtà israeliana: Ada Treves ha presentato i risultati dell’indagine sociodemografica sulla popolazione israeliana dell’autorevole istituto americano Pew Research Center; Daniel Reichel ha illustrato il nuovo notiziario settimanale UCEI dedicato a Israele, Sheva Eretz. E infine Daniela Fubini, consulente di Gvahim – organizzazione non profit che orienta gli olim hadashim, i nuovi immigrati in Israele, con titolo accademico nella ricerca di un lavoro -, ha raccontato come è cambiata la sua prospettiva rispetto al Paese nelle vesti di cittadina israeliana di recente aliyah e del suo lavoro affianco di chi decide di trasferirsi in Israele.
La prima a prendere la parola è stata Treves, che ha analizzato alcuni dati emersi dall’indagine del Pew “Mosaico israeliano: identità, società e religione”. Fa riflettere, ha sottolineato la giornalista di Pagine Ebraiche, che la maggior parte dei quotidiani internazionali, una volta uscita questa complessa ricerca, si siano concentrati quasi tutti su un solo elemento: quello relativo al tema di un eventuale trasferimento degli arabi israeliani fuori dal paese. Dall’indagine è infatti emerso che il 48% degli ebrei israeliani non si opporrebbe al trasferimento degli arabi d’Israele altrove. Un dato su cui riflettere, ha spiegato Treves, ma a cui è necessario dare il giusto peso e farlo rientrare in una realtà molto complessa ed eterogenea come quella israeliana. L’indagine, in ogni caso, ha dato dei segnali forti su alcune delle criticità del Paese tanto che, ha rilevato Treves, il Presidente d’Israele Reuven Rivlin ha dichiarato che “si tratta di una ricerca con cui devono confrontarsi coloro che in Israele prendono le decisioni, deve essere messa in mano al governo. Indica più che mai una necessità di rispondere ai nostri problemi interni”. Tanti i temi affrontati dal report, dall’identità religiosa e le conversioni, alla fede, l’educazione , il processo di pace, i matrimoni tra persone diverse.
Daniel Reichel ha invece raccontato come sia nato il progetto editoriale di Sheva Eretz, ideato per dare una rappresentazione delle varie anime e realtà d’Israele, parlando anche di conflitto ma soprattutto degli umori della società israeliana, delle sue aspettative, dei suoi punti di forza così come delle sue contraddizioni o criticità. Il rischio più grande quando si parla dello Stato ebraico è quello di raccontarne solo una faccia, di appiattirne la rappresentazione al punto tale da creare un forte distacco dalla realtà. “Se non si raccontano tutte le sfaccettature è come raccontate un paese che non esiste. La nostra sfida è quella di informare perché Israele è una democrazia forte e solida, è non ha bisogno della propaganda”.
Con Daniela Fubini si arriva poi a parlare di Aliyah (salita), l’emigrazione in Israele, di cui lei stessa è un esempio. Nata a Torino, ma residente da anni a Tel Aviv, Fubini è direttrice marketing presso Gvahim, un’associazione che si occupa di ricollocare gli immigrati che arrivano in Israele con un titolo di studio accademico all’interno del mondo del lavoro, in modo che possano mettere a frutto le proprie competenze e apportare sviluppo e crescita al paese. Oltre a spiegare la sua esperienza all’interno dell’associazione, Fubini ha raccontato le molteplici questioni a cui vanno incontro gli olim hadashim. Emigrare, ha ricordato al pubblico, è una scelta coraggiosa e bisogna tenerlo presente quando si parla con chi ha deciso di farlo o è appena arrivato nel Paese. Una realtà, quella israeliana, che anche lei ha iniziato a capire gradualmente e di cui racconta, attraverso angolature particolari, settimanalmente sul Portale dell’ebraismo italiano, moked.it, con la rubrica Oltremare. “Quando ho iniziato a scrivere per Moked mi sono accorta che cerco di parlare di Israele nella sua normalità”. Oltremare, ricorda, è nato durante l’ultimo conflitto a Gaza, quando anche a Tel Aviv arrivavano i missili di Hamas, ma non è incentrato su questo tema. Anzi. È il tentativo di parlare del paese tramite uno sguardo interno e se vogliamo “leggero”. “Non sono in tanti a farlo”, continua Daniela, “ la maggior parte finisce per parlare di temi sui quali non ci sono soluzioni”. Servono dunque più fatti e informazioni, e non la sovrapposizione di opinioni sterili e autoreferenziali.
Alice Fubini
(18 maggio 2016)