scuola pubblica
“Norimberga, in memoriam”
Un cortometraggio che intende “affrontare il tema dell’antisemitismo e, più in generale, quello del razzismo a partire da una prospettiva rovesciata rispetto all’approccio tradizionale, cioè proponendo il punto di vista dei ‘carnefici’, e non delle vittime”. Si tratta di “Norimberga, in memoriam”, dedicato alla commemorazione del processo del 1945 e a realizzarlo sono stati gli studenti della classe VB del liceo scientifico E. Fermi di Cecina. Un tassello di un progetto più grande guidato dalla loro professoressa, Ebe Serni, che ha preso vita in un portale tutto dedicato al tema della Memoria, che hanno scelto di chiamare Esrim-ve-sheva, ventisette. Questo percorso di autocoscienza e lavoro sulla trasmissione della storia li ha portati anche alla vittoria del del concorso lanciato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane alle scuole del Paese, intitolato “I giovani contro il razzismo e il pregiudizio antiebraico”, che chiedeva di dare vita attraverso la multimedialità a uno strumento per divulgare la lotta contro questi fenomeni.
Nel cortometraggio a parlare sono sette giovani soldati tedeschi caduti durante la Seconda guerra mondiale e provenienti dalla città di Norimberga. Parlano dei loro terribili misfatti e chiedono alla Morte che accolga la loro estrema confessione. Quest’ultima appare come un messaggio alle future generazioni affinché non ripetano mai più le azioni del nazismo. Il punto di vista scelto per “Normimberga, in memoriam”, spiegano dunque i ragazzi sul loro portale, “serve a sottolineare la pervasività di un’ideologia capace di colonizzare del tutto le coscienze e quanto sia indispensabile recuperare l’autonomia di giudizio prima che sia troppo tardi, prima che l’errore di un ingenuo consenso frutto della propaganda si trasformi in tragedia”.
A parlare nel film non sono però solo i soldati, perché ogni scelta ha un suo valore simbolico. Il video è ad esempio stato girato all’interno del Sacrario militare germanico della Futa (Fi), dove sono seppellite più di 30000 salme tedesche, per lo più giovani, della Seconda guerra mondiale. A partire dalla cripta collocata all’interno dell’edificio posto al centro dell’area, le riprese si allargano allo spazio circostante in una specie di percorso che simboleggia, spiegano gli studenti, “il passaggio dalla chiusura di una sofferenza nascosta, privata e muta all’apertura di una rivelazione condivisa e, in qualche modo, salvifica”. Inoltre, la Morte lascia ogni soldato colorando o facendogli colorare mani con uno dei sette colori dell’arcobaleno: “la loro confessione – proseguono i ragazzi – ha reso possibile una speranza; ha colorato il nero della disperazione, dato che, seppur tardi, i soldati ammettono il loro folle errore”.
Ma su Esrim-ve-sheva è possibile trovare traccia di tutte le molteplici iniziative della scuola sul tema della Memoria della Shoah, affrontato sempre da una prospettiva non tradizionale. Ad esempio c’è “Shalom, un percorso dal pregiudizio alla libertà”, che le persone possono fare in prima persona, dal momento che di tratta di un gioo da tavolo. Un “filtro particolarmente rischioso e azzardato”, ammettono i creatori, ma si tratta di un “gioco ‘didattico’, dunque utile non tanto a divertirsi, quanto a “imparare attraverso canali desueti e, proprio per questo, più accattivanti e coinvolgenti, questioni che potrebbero apparire altrimenti come parte di un programma scolastico ridimensionate nel coinvolgimento emotivo che dovrebbero sempre innescare”. Il gioco ha un chiaro intento formativo, nella misura in cui, attraverso un percorso che disegna la forma di una Stella di David, si è chiamati a liberarsi dai pregiudizi attraverso strategie che, combattendoli, rendono consapevoli della loro pericolosità insegnano a essere autonomi e dunque liberi. Inoltre, sul portale si trova traccia di un altro video, intitolato “Noi, ad Auschwitz”, realizzato dopo la partecipazione di cinque studenti del liceo al “Treno della memoria”, nella primavera del 2013, che con l’insegnante che li ha accompagnati hanno voluto fissare emozioni e riflessioni a testimonianza della loro esperienza.
“L’educazione al dialogo è una pietra miliare delle attività dell’Unione, tuttavia gli eventi degli ultimi giorni mostrano che la società moderna ancora fatica a digerire la diversità”, ha sottolineato il segretario generale dell’Unione Gloria Arbib nel consegnare il premio per la vittoria del concorso in una cerimonia svoltasi a Roma al Centro bibliografico UCEI. “Essa è invece una ricchezza – ha proseguito Arbib – e confrontarsi con i propri limiti e le proprie differenze è il solo modo per far tornare la società a un senso del progresso”. “Attraverso lo studio della Shoah si possono comprendere molte cose di oggi – la considerazione della storica e coordinatrice della Commissione Antisemitismo e Memoria dell’UCEI Liliana Picciotto – poiché può essere considerata come il paradigma di ogni deriva liberticida”. In questo senso, la sua conclusione rivolta ai ragazzi, “non state lavorando sul vostro passato, ma state lavorando sul vostro futuro”.
Francesca Matalon
(24 giugno 2016)