L’ipocrisia turca
Come riportavano alcune testate, tra cui Haaretz, il ministro degli esteri turco ha condannato gli attacchi aerei di due settimane fa di Tzahal nella Striscia di Gaza – effettuati in risposta al lancio di alcuni razzi nell’area di Sderot – affermando: “Il fatto che i nostri legami con Israele si siano normalizzati non significa che rimarremo in silenzio di fronte a determinati attacchi che colpiscono il popolo palestinese”.
Trovo ipocrita e ridicolo che la Turchia possa criticare Israele, quando oltre a continuare a condurre una dura repressione contro i propri oppositori interni, sta da tempo bombardando le proprie regioni curde nel sud-est del paese, e da giorni, con il pretesto di combattere Daesh, è entrata in territorio siriano per minacciare le zone ad ovest dell’Eufrate controllate dalla regione curda del Rojava. Tra l’altro appoggiando i cosiddetti “ribelli”, ribattezzati ufficialmente Free Syrian Army, composti in realtà da milizie spesso intrise di salafismo con legami con gruppi come Al-Nusra o Ahrar al-Sham.
Eppure, al di là della recente normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Israele, non sono così lontani i tempi di quando la Turchia era quasi assurta a paladina per molti antisionisti della causa pro-palestinese (Freedom Flotilla docet). Gli stessi contestatori per i quali Erdogan è sicuramente meglio di Netanyahu – perché eletto democraticamente! – e che con tutta probabilità adesso fanno dolci sogni, come le piazze europee e arabe che si infiammano sempre ad ogni mossa di Israele. Del resto chi non ammette che possa esistere in Medio Oriente un’entità ebraica difficilmente potrà accettare o interessarsi che ne esista una curda.
Francesco Moises Bassano
(2 settembre 2016)