Qui Venezia – I 500 anni del ghetto
Fotografia, passato prossimo
Ha aperto ieri, al Museo Ebraico di Venezia, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica e nell’ambito delle iniziative per il cinquecentenario dall’istituzione del Ghetto diventato simbolo di tutte le esclusioni una mostra fotografica che racconta trent’anni di storia della città. Le immagini sono una selezione dell’immenso archivio di Graziano Arici, il fotografo che per decenni ha ritratto la città lagunare, i suoi abitanti e i tanti personaggi più o meno famosi che l’hanno visitata. Riprendiamo qui l’articolo dedicato alla mostra sul numero di settembre di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione.
Trent’anni di immagini. Una storia
La mostra “Il Ghetto di Venezia: Passato Prossimo – Fotografie 1986-2016 di Graziano Arici” allestita al Museo Ebraico di Venezia in occasione del Cinquecentenario del Ghetto, si apre in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, il 18 Settembre, e fino all’8 Gennaio 2017 presenta una selezione di immagini realizzate dal fotografo che è la memoria storica della città. In oltre cinquanta straordinarie fotografie si snoda la memoria degli anni più recenti della vita del Ghetto. La mostra vuole anche rappresentare un pensiero affettuoso a quanti rimangono nel ricordo: perché sono le persone, più che i luoghi, le vere protagoniste della mostra. Il volume trilingue di Campanotto Editore che porta lo stesso titolo della mostra riporta brani da una conversazione con il Rabbino Capo di Venezia, rav Scialom Bahbout, che si focalizza sull’importanza della presenza umana in una fotografia. Come commenta infatti Rav Bahbout: “La presenza di una persona in una fotografia colloca lo spazio nel tempo. (…) Guardare una foto è entrare in collegamento con il passato. Nel nostro caso, con il Passato Prossimo degli scatti di Graziano Arici. Ed è bello in queste foto ritrovare un pò della storia delle persone che sono vissute qui non molto tempo fa. Alcune di loro sono ancora con noi, altre rimangono grazie anche a questi momenti trasformati in immagini. (…) Le foto qui presentate sono già indubbiamente anche storiche, mostrano alcuni dei cambiamenti accaduti in questi ultimi anni. Ad esempio, un tempo il Campo del Ghetto Novo era molto frequentato dai bambini per giocare: ancora oggi lo è, anche se in misura minore. Nel corso degli anni è diventato una delle parti più frequentate dai turisti, a maggior ragione in occasione del Cinquecentenario. E noi amiamo quel turismo che desidera conoscere e comunicare. La forza di una comunità sta nella sua capacità di mettere insieme le persone per condividere momenti significativi, ecco perché le feste sono importanti. A Venezia arrivano fiumi di persone ed è difficile accoglierle. Il Ghetto – in totale contrasto con la segregazione che gli ha dato origine – è aperto alle culture”.
L’imponente archivio di immagini di Graziano Arici, da cui questa selezione fotografica è tratta, ha permesso di riaprire una finestra temporale che rispetto al lungo arco dei 500 anni possiamo sentire più vicina a noi, in molti sensi, e nella quale possiamo riconoscere i segni del cambiamenti avvenuti nel Ghetto, per quanto più lentamente e in modo certamente più rispettoso rispetto ad altri luoghi veneziani. Alla vita culturale ed artistica della Serenissima, Arici, vera e propria istituzione nella storia della fotografia veneziana da quasi un quarantennio, ha dedicato numerosi reportage e pubblicazioni, così come ha documentato in un importante libro fotografico degli anni Novanta la vita del Ghetto, dove ha abitato per decenni prima di trasferirsi in Francia. Il suo lavoro è raccolto in un incredibile archivio che comprende in più di 850 mila immagini la storia della città con i suoi abitanti, gli scrittori, gli artisti e i tanti personaggi dello spettacolo che l’hanno frequentata. Dell’archivio è parte importantissima, oltre alla sezione dedicata al Ghetto e alle sue sinagoghe, il Teatro La Fenice di cui Arici è stato fotografo ufficiale per oltre vent’anni. Non mancano ovviamente la Biennale e gli innumerevoli eventi culturali ospitati in Laguna dagli anni Settanta a oggi, ma nell’archivio di Arici sono contenute anche tutte le imagini che ha acquistato negli anni. Dai ritratti d’artista, ne è il più grande archivio privato d’Europa, alle immagini di Venezia scattate dal 1854 alla fine del secolo. E la memoria, di cui è eccellente conservatore, entra anche nelle tre sale del museo che corrispondono ai tre temi in cui è suddivisa la mostra. Grazie al lavoro della ThaumArt Gallery e della curatrice Rosalba Giorcelli gli ultimi trenta anni del ghetto di Venezia raccontano anche una città che non c’è più, in una vera e propria storia degli ultimi trent’anni, vista attraverso il ghetto, i suoi personaggi, i riti, e il suo rapporto strettissimo con l’acqua.
a.t. twitter @atrevesmoked
Pagine Ebraiche, settembre 2016
(19 settembre 2016)