stereotipi – Il genere in copertina

stereotipiStesso giornale ma in due versioni diverse. Una per le ragazze e uno per i ragazzi: “Girls’ Life” e “Boys’ Life”. Anche le copertine sono diverse: per la rivista al femminile, un ragazzina truccata accompagnata da una scritta, “ruba il segreto del suo stile”, e tutto attorno un collage di titoli come “i tuoi capelli da sogno”, “svegliarsi carine” “addio ai drammi”; su quella per i maschi invece capeggia a caratteri cubitali un propositivo “esplora il tuo futuro” e sotto una serie di interrogativi “astronauta? Artista? Pompiere? Chef? Ecco come diventare chi vuoi”. Se anche a voi una delle due immagini sembra proporre un cliché sessista, siete in buona compagnia. A denunciare infatti questa immagine distorta distribuita alle giovani americane, Shoshanna Keats-Jaskoll, blogger israeliana a cui hanno fatto seguito personaggi famosi come Amy Schumer, comica ebrea di New York, e le attrici Katie Holmes e Blake Lively. “La vostra cover ha (stampata) un’adorabile giovane ragazza con il volto tutto truccato e voi invitate le vostre lettrici a “rubarle i segreti – il messaggio inviato da Keats-Jaskoll, di Beit Shemesh – La copertina per i ragazzi invece recita a caratteri cubitali ‘esplora il tuo futuro’ e ‘ecco come diventare chi vuoi’. È possibile inviare due messaggi tanto distanti?”. Ancora più diretta la Schumer che ha semplicemente postato sui social l’immagine delle due riviste e aggiunto un sintetico ‘no’ come commento di corredo.
Il primo però a far notare la contraddittorietà delle due copertine è stato un padre di Kansas City, che su Facebook, vedendo le due riviste ha scritto: “un triste microcosmo di ciò che la nostra società dice del significato di essere una ragazza contro l’essere un ragazzo”. “Con tre figlie da crescere – continua – queste cose sono colpi al cuore. Combatterò fino alla fine perché le mie figlie non debbano vivere in questa società”. Sulla stessa linea anche la blogger israeliana, che scrivendo direttamente alla redazione dei due giornali (peraltro, lei stessa racconta come un suo amico le abbia fatto notare che la redazione di Girls’ Life sia composto per lo più da donne) ha chiesto di smettere di promuovere modelli di donne-oggetto e formule che di fatto riproducono gli stereotipi e discriminazione di genere. “Potete creare copertine e storie che trattino le ragazze più che capelli, labbra e baci. Fino a che non lo farete – ha proseguito Keats-Jaskoll – immagino sarò costretta ad abbonare le mie figlie a Boys Life perché per loro voglio quiz che non chiedano ‘sono pronta per un ragazzo’ ma ‘cosa voglio diventare’”.
Al polverone social, ha risposto una delle fondatrici della rivista Karen Bokran: “siamo più che lucidalabbra e moda? Certo. Però va bene anche che ti piacciano i lucidalabbra e che tu sia interessata alla moda… Non so come la questione sia diventata o ti piacciono lucidalabbra e vestiti o vorresti essere un astronauta”. Secondo la Bokran dunque il suo giornale non manda messaggi sbagliati ma parla semplicemente di tutto.
Sulla questione tornano in mente le parole dell’editorialista del Guardian Laurie Penny, secondo cui, “la femminilità stessa è diventata un brand, una formula sempre più piccola di un’indifferenziata identità che può essere rivenduta alle donne, oramai sempre più estranee al proprio potere di essere esseri viventi, che amano, che lavorano”. Un quadro piuttosto negativo ma che mette in guardia dai messaggi di riviste patinate, che parlano di tutto, ma di vestiti, lucidalabbra e moda un po’ di più.

Daniel Reichel

(30 settembre 2016)