Shimon Peres (1923-2016) I grandi della Terra in Israele: “Addio amico Shimon”
Se la grandezza di un uomo si potesse misurare dagli onori che gli vengono resi una volta lasciato questo mondo, allora Shimon Peres avrebbe pochi rivali. Al suo funerale, celebrato nelle scorse ore sul Monte Herzl di Gerusalemme, hanno partecipato infatti tutti i grandi della Terra, accompagnati dalle più alte cariche dello Stato ebraico e da un fiume di israeliani, di cittadini comuni venuti a rendere omaggio all’ultimo dei padri di Israele, scomparso a 93 anni. Per l’ultimo saluto, a fianco delle famiglia, del presidente d’Israele Reuven Rivlin, del Primo ministro Benjamin Netanyahu e dei massimi rappresentanti delle istituzioni israeliane, c’erano praticamente tutti i potenti della Terra (oltre 70 i paesi rappresentanti): il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, su tutti, la cui presenza – ricordava la televisione israeliana – non era affatto scontata e che ha parlato alla cerimonia funebre; c’erano la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande e il Primo ministro italiano Matteo Renzi; era presente l’amico Bill Clinton, l’ex presidente Usa arrivato a un soffio dal siglare lo storico accordo di pace con i palestinesi; è venuto anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas, altra adesione non scontata, accolto da Netanyahu che ha rinnovato l’invito a parlare alla Knesset (il parlamento israeliano). Uomini e donne non sempre d’accordo tra loro ma riunitisi sul Monte Herzel nel segno di quanto costruito in vita da Shimon Peres. “La tua morte è una grande perdita personale e per la nazione intera – ha dichiarato Rivlin nel suo discorso durante la cerimonia funebre – ed è anche la fine di un’epoca, la fine dell’era dei giganti le cui storie di vita sono la storia del movimento sionista e dello Stato d’Israele. Questa oggi è la nostra sensazione oggi. L’impressione che sia la fine di un’epoca, la fine di un capitolo delle nostre vite”.
“Il fatto che così tanti leader provenienti da tutto il mondo – ha invece sottolineato il Primo ministro Netanyahu – siano venuti qui a Gerusalemme per dire addio a Shimon rappresenta l’eredità del suo ottimismo, della sua ricerca della pace, del suo amore per Israele”. Netanyahu nel suo discorso, così come altri oratori, ha ricordato il ruolo avuto da Peres per la costruzione di un’Israele più sicura e non ha negato gli scontri e le divergenze avute con l’ex Presidente, che nel corso di una vita ha ricoperto tutte le più alte cariche politiche del Paese.
Bacharta ba haim, hai scelto la vita, il tributo resogli dal presidente Obama, che nel suo discorso ha salutato Abbas, ricordando come la sua presenza “è un promemoria per l’incompiuta questione della pace”. Peres, ha spiegato il presidente Usa, “ci ha mostrati come la giustizia e la speranza siano il cuore del pensiero sionista. Una vita libera in una patria riconquistata. Una vita sicura in una nazione che può difendere se stessa”. Come Bill Clinton prima di lui, Obama ha ricordato come tanti vedessero il premio Nobel per la Pace come un inguaribile sognatore troppo naive. “Non credo fosse naive. Aveva capito dalle dure esperienze vissute, che la vera sicurezza arriva attraverso la pace con i vicini”. “Shimon todah rabah haver yakar”, Grazie mille Shimon, caro amico, l’ultimo saluto di Obama al grande statista.
“Ho vinto tante battaglie ma non ho vinto la più importante: quella di non doverne più combattere”, le parole di Peres ricordate da Yuli Edelstein, speaker della Knesset, mentre lo scrittore Amos Oz, in un discorso profondo e alto, ha ricordato la sua quarantennale amicizia con Peres. “Sì era un sognatore come Yosef ma come Yosef ha visto i suoi sogni diventare realtà”. Oz ha poi chiuso con una nota di amarezza sul futuro di pace tanto inseguito dall’amico Shimon: “dove sono i leader coraggiosi che faranno in modo che (la pace) diventi possibile? Dove sono i successori di Shimon Peres?”.
A parlare in memoria del padre, anche i tre figli Chemi, Zvia (nell’immagine abbracciata dai famigliari), Yoni, che hanno presentato un Peres più famigliare, che amava giocare con i nipoti, presenti alla cerimonia e vivamente commossi. La tomba del nonno è stata posta in mezzo a due altri Primi ministri d’Israele, Yitzhak Shamir, e l’avversario-alleato di una vita, Yitzhak Rabin, con cui Peres vinse il premio Nobel grazie all’impegno sull’accordo di Oslo. Riposano ora insieme sul Monte Herzl, in attesa che qualcuno porti avanti il loro sogno di una pace possibile per Israele.
Daniel Reichel
(30 settembre 2016)