Il sollievo di non essere al centro
“Una volta i reporter mi chiamavano per farmi domande sull’occupazione dei territori palestinesi, adesso mi chiamano per chiedermi un commento sul terrorismo in Europa”. Così un noto giornalista israeliano ha commentato su Twitter una tendenza osservata da più parti: e cioè che alla stampa e più in generale al pubblico occidentale interessano sempre meno i temi “classici” di Israele (terrorismo locale, questione palestinese e per l’appunto l’occupazione della Cisgiordania), mentre si guarda a Gerusalemme sempre più, semmai, come un modello da seguire per la sicurezza. Ora, l’identificazione di Israele come spunto per la lotta al jihadismo in Europa è un tema interessante che ho affrontato da altre parti. Qui però vorrei parlarvi di un altro aspetto evidenziato da questo piccolo aneddoto. E cioè che la questione israelo-palestinese non è più percepita come centrale, almeno non al livello di quanto lo era un tempo. L’Europa, certo, è in tutte altre faccende affaccendata, dalla crisi dei migranti all’Isis passando per la Brexit e le ascese dei populismi. In America ci sono le elezioni. Ma anche nel Medio Oriente le cose che fanno notizia sono altre: l’Isis, appunto, la guerra civile in Siria e quella in Libia, l’Iran e via dicendo. Resta da chiedersi se questo diminuito interesse (da parte della comunità internazionale e dei media) nei confronti di Israele sia un bene oppure un male. Dare una risposta certa è impossibile. L’impressione però è che oltre a vari lati negativi, come l’indifferenza generale davanti alle vittime degli attentati dei coltelli, ci sia anche qualche aspetto positivo, come una diminuzione della pressione internazionale e un clima generale in cui si riconosce che dettare formule è un po’ troppo facile.
Anna Momigliano, Pagine Ebraiche Ottobre 2016
(9 ottobre 2016)