“L’Italia sia una guida per tutti nella difesa e tutela d’Israele”
“Sono qui per dimostrare l’amicizia tra Italia e Israele. Un’amicizia rappresentata anche da voi, che siete un legame tra i due paesi”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è rivolto alla Comunità ebraica degli Italkim, (gli italiani d’Israele) dopo aver visitato la mostra “La Corte ebraica di Venezia”, allestita al Museo d’Arte ebraica italiana U. Nahon di Gerusalemme, e il Tempio italiano. Quest’ultimo, che accoglie la bellissima sinagoga di Conigliano, è stato preso come esempio da Mattarella – accompagnato nella visita al Tempio e al Museo da David Cassuto e da Jack Arbib – nel suo discorso alla Comunità per sottolineare l’intreccio indissolubile tra l’Italia, la sua cultura, Israele e l’ebraismo. A portare invece il saluto ufficiale degli Italkim a Mattarella – in visita ufficiale in Israele con una delegazione di cui fa parte la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni – il demografo Sergio Della Pergola. Di seguito il testo del suo intervento.
Signor Presidente,
con grande piacere e affetto Le rivolgiamo il caloroso benvenuto della comunità degli Italkím – gli ebrei di origine italiana in Israele – qui a Gerusalemme, la capitale eterna del popolo ebraico, capitale dello stato d’Israele, in questa Casa d’Italia nella quale, come Lei ha potuto vedere personalmente, è forte e vivo il retaggio della civiltà, della cultura, e anche dell’estetica italiana, assieme a quello della storia bimillenaria dell’ebraismo italiano.
In primo luogo, Signor Presidente, ci consenta di porgere per il Suo tramite la nostra unanime e affettuosa solidarietà alle popolazioni delle regioni centrali e appenniniche dell’Italia così duramente colpite dagli ultimi funesti eventi sismici. Noi auspichiamo pronta guarigione e ricostruzione a tutte le persone e a tutte le località coinvolte.
La nostra collettività qui è ben memore e grata per due gesti indimenticabili che Lei, Signor Presidente, ha voluto offrire non solo alle comunità ebraiche ma a tutti i cittadini italiani fin dalle prime ore del Suo insediamento nella massima carica dello Stato. Il Suo primo gesto da Presidente è stato quello di recarsi alla Fosse Ardeatine: un atto altamente simbolico, non atteso, commovente, e senza precedenti. E nel Suo discorso di insediamento Lei ha voluto ricordare Stefano Tachè, il bambino ebreo italiano ucciso da terroristi palestinesi di fronte alla Sinagoga Centrale di Roma nel 1982, proprio in questa stagione dell’anno. Questa sera noi vogliamo rinnovarLe il nostro apprezzamento per queste Sue ri-affermazioni della memoria, che non dimenticheremo mai.
Per la collettività degli Italkím – gli immigrati italiani e le loro famiglie – esistono due diversi modelli del vivere in Israele: l’uno, come un gruppo di origine con una propria personalità, lingua e cultura destinato a mantenersi separato e distinto dalla maggioranza della società nei tempi lunghi; l’altro, come un gruppo destinato a fondersi e ad assimilarsi nella corrente centrale della società israeliana nel corso delle generazioni, pur tenendo sempre viva la tradizione ebraica italiana. La realtà sociale ovviamente comprende elementi dell’uno e dell’altro modello, e crediamo che questa Casa d’Italia, dove questa sera ci troviamo, offra una pregevole sintesi di queste aspirazioni.
In questi ultimi anni la nostra comunità si è molto rinnovata grazie all’arrivo di numerosi nuovi immigrati dall’Italia che cercano di realizzare qui molte delle loro speranze, per sé stessi e per i loro figli. L’anno 2015 ha registrato il massimo numero di arrivi a partire dal 1949. Cogliamo in queste cifre un indicatore di inquietudini che serpeggiano fra gli ebrei in Italia sia sul piano economico sia in un senso più generale di soddisfazione personale. Le pulsioni dell’antisemitismo e della delegittimazione di Israele non sono mai spente, ma di fronte a questo va dato atto al Governo italiano di avere molto aiutato a promuovere la cultura e la memoria ebraica in Italia, per esempio attraverso l’istituzione del Museo MEIS a Ferrara e con la traduzione in italiano dei primi volumi del Talmud.
L’amicizia e la gratitudine nei Suoi confronti, Signor Presidente, ci inducono ancora a una breve riflessione su quell’episodio di politica internazionale che negli ultimi mesi ha profondamente turbato non solo le comunità ebraiche in Israele e in tutto il mondo, ma anche tutte le persone dotate di coscienza, di onestà civile e di buona volontà. Mi riferisco ovviamente alla provocatoria e vergognosamente erronea votazione del Comitato direttivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura a proposito dei Luoghi Santi a Gerusalemme, e l’omissione, anzi la negazione, della loro relazione con il popolo ebraico e con lo stato d’Israele che ne è l’indelebile espressione sovrana. Da millenni gli ebrei sono legati al Monte del Tempio a Gerusalemme di cui il Muro del Pianto è solo l’ultimo bastione rimasto a disposizione del nostro raccoglimento e della nostra preghiera. Har HaBayt e molti altri Luoghi Santi in questa terra sono realtà storica, archeologica e simbolo di fede.
Anche se lo Stato d’Israele non esistesse, il Monte del Tempio resterebbe luogo santificato per gli Ebrei, e per estensione anche per i Cristiani di tutto il mondo, luogo unico e certo di consenso sia pure tra le molte diversità che animano la cultura e la politica. E così continuerà sempre ad essere percepito ed amato. In queste contingenze invitiamo anche i nostri confratelli cristiani ad esprimere i loro sentimenti con le loro parole e non con il silenzio.
Finalmente però, dopo tante delusioni, abbiamo molto apprezzato le ultime dichiarazioni del Primo Ministro Matteo Renzi, che ha definito “allucinanti” le votazioni dell’Unesco. Il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha espresso in Parlamento la promessa di un diverso atteggiamento dell’Italia di fronte a future mozioni unilaterali e monche. Confidiamo dunque che stia per inaugurarsi un nuovo periodo in cui l’Italia sarà in prima fila e vorrà giocare un ruolo di guida accanto ad altre grandi democrazie nel costruire un futuro migliore che non può prescindere dalle grandi valutazioni etiche e da un’onesta consapevolezza della verità storica. Esprimiamo anche il nostro apprezzamento alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche, Noemi Di Segni, per la sua fattiva opera in tale senso.
Signor Presidente, siamo più che certi che Lei saprà ascoltare e interpretare i sentimenti, le preoccupazioni e le speranze che abbiamo qui espresso in tutta franchezza e sincerità. Noi, a nome degli Italiani in Israele, Le auguriamo il massimo successo nella Sua missione oggi qui a Gerusalemme, e per l’intero corso del Suo alto mandato.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
(31 ottobre 2016)