Confederazione
“Noi dobbiamo vivere assieme ai palestinesi, non dobbiamo dominarli, bisogna vivere assieme con entità differenti ovvero in una confederazione.” A parlare non è un esponente di qualche movimento della sinistra israeliana, ma Reuven Rivlin, l’attuale presidente dello Stato di Israele, in un’intervista sulle prospettive del Medio Oriente riportata sulla Stampa. Se si pensa all’idea di “confederazione”, può venire in mente la Svizzera, qualcosa come la confederazione polacco-lituana del XVI secolo, oppure il confederalismo democratico elaborato da Abdullah Ocalan, sulla base delle idee del filosofo ebreo-americano Murray Boockin, ideologia portante della regione curda del Rojava. Penso che in entrambi i casi, siamo lontani da ciò che intende Rivlin per confederazione, non dobbiamo scordarci che si sta parlando pur sempre di un politico del Likud – sebbene per molti versi distante da Bibi Netanyahu. Ma se una confederazione, intesa come un’unione di due Stati o entità in cui ognuno di essi conservi piena sovranità con accordi comuni sulle questioni strategiche, potrebbe forse essere la soluzione all’annoso conflitto arabo-israeliano, perché non insistere su questa strada? Perché la comunità internazionale non prende l’idea in considerazione? Perché continuare a confidare nella realizzazione di due stati confinanti tra loro destinati a restare “nemici”?
Bene, torniamo alla realtà… al terrorismo di Hamas, all’inaffidabilità dell’Olp, alla questione degli insediamenti, ai fanatismi di ogni tipo, alla negazione di Israele da parte araba, agli interessi dell’Iran o degli stati del golfo. Quella di Rivlin è pur sempre un’utopia, ma tra tutte, forse, la più auspicabile.
Francesco Moises Bassano
(4 novembre 2016)