“Un determinato processo”

della pergolaLo scorso giovedì su questa pagina avevo scritto che quest’anno – secondo fonti ufficiali, per mancanza di fondi – la commemorazione ufficiale del 21° anniversario dell’uccisione di Itzhak Rabin non ci sarebbe stata. E invece il giorno dopo, venerdì, è stato annunciato che la commemorazione ci sarebbe stata sabato sera in Piazza Rabin a Tel Aviv. Chi ha coperto le spese è Hamahané Hazioní, che è l’attuale versione del vecchio Partito Laburista. L’affluenza di folla, stimata a oltre 50 mila persone, ha perfino superato le attese degli organizzatori. Dunque non è più lo Stato d’Israele ma è il Partito che si preoccupa di mantenere viva la memoria del Primo Ministro vincitore della guerra dei sei giorni, mentre la commemorazione ufficiale del generale e politico Rehavam Zeevi (Gandi) si è svolta nell’aula della Knesset, peraltro semivuota. In questo frangente, il coordinatore capo della coalizione parlamentare, l’on. David Bitan del Likud, ha dichiarato che “l’uccisione di Rabin non è stata un delitto politico” bensì “l’atto di un individuo che voleva fermare un determinato processo”. Difficile capire di che processo si trattasse se non di una cosa eminentemente politica chiamata “sforzi di pace”. L’atto assassino, per il quale Bitan non ha espresso una sola parola di biasimo, sembra effettivamente aver raggiunto l’effetto sperato perché, scomparso Rabin, il processo di pace iniziato con gli accordi di Oslo si è arenato.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(7 novembre 2016)