Qui Ferrara – Cento anni di Bassani
Inaugurata ieri sera, la mostra “Ritorno al Giardino” dell’americano di origine ferrarese Eric Finzi promossa dal Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis) in collaborazione con l’Istituto di Storia Contemporanea e i Musei Civici di Arte Antica di Ferrara, ha aperto la settimana bassaniana nella città d’origine dello scrittore, dopo i due giorni romani, e l’anticipo della settimana scorsa a Firenze col convegno “Gli intellettuali/scrittori ebrei e il dovere della testimonianza. Per Giorgio Bassani, ‘di là dal cuore’”.
Nella mostra, visitabile fino a fine gennaio presso la Casa di Ludovico Ariosto, si ritrovano il mondo letterario dei Finzi Contini, ma anche la dolorosa storia familiare dell’artista, e come ha sottolineato il direttore del Meis Simonetta Della Seta, “l’esposizione di Finzi si inserisce tra le iniziative per il centenario della nascita di Giorgio Bassani e inizia significativamente nel giorno delle commemorazioni delle vittime degli eccidi nazifascisti, per tracciare, anche attraverso l’arte, un legame tra memoria, presente e futuro”.
Come frammenti di un’ambra antica si ritrovano gli oggetti della quotidianità, dalle biciclette alle racchette da tennis, i paesaggi e le persone. Per Finzi si tratta di legami con la propria storia: “Sono nato e cresciuto a New York, ma le mie origini sono a Ferrara. Mio nonno paterno conduceva affari a Vienna, uno dei primi luoghi dove il nazismo si manifestò con la Notte dei cristalli. Così capi in tempo e riuscì a fuggire, e sopravvivere alle persecuzioni nascondendosi vicino a Roma per poi imbarcarsi sull’unica nave che gli americani misero a disposizione dei rifugiati”. Ha poi continuato spiegando che non sono domande facili, quelle a cui cerca di rispondere con la propria arte: “Che cosa significa rimandare l’intimità per paura di rivelare se stessi? Un mondo in cui l’innocenza del gioco del tennis, delle biciclette entrano in conflitto con il mondo del dissenso. Un mondo in cui la realtà distrugge il giardino idilliaco”. Ma il presente può riservare emozioni inattese: “Ho sempre desiderato poter venire a Ferrara. Credo che mio padre sarebbe orgoglioso di sapermi qui, e leggere oggi il nome Finzi sulla lapide fuori dalla sinagoga di Ferrara mi ha molto commosso”. Dario Disegni, presidente del Meis, ha voluto ricordare come “il progetto di avanzamento del Museo, che procede a pieno regime, sia intimamente legato ai temi cari a Bassani”, mentre per il vice sindaco e assessore alla cultura di Ferrara Massimo Maisto l’allestimento “è una sperimentazione di ciò che Ferrara diventerà fra non molti anni, una realtà culturale articolata su quattro grandi poli museali: Palazzo dei Diamanti, Palazzo Massari e Cavalieri di Malta; il Castello Estense; Schifanoia, con Marfisa e Bonacossi; e il Meis. È profondo il significato che la vicenda ebraica ha avuto qui, compenetrandosi con quella cittadina, e grazie alle sue dimensioni, alla sua storia e alle sue persone, Ferrara ha ora la forza di riuscire a fare rete per davvero”.
Si percepisce forte anche il legame tra il lavoro di Finzi e la recente presentazione del Meis a Tel Aviv alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini e del Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, accompagnati da Dario Disegni e da Simonetta Della Seta. Lì era stato esposto il manoscritto de Il Giardino dei Finzi Contini, donato alla città di Ferrara da Ferigo Foscari, nipote di quella Teresa Foscari alla quale Bassani dedicò e affidò i quattro quaderni autografi. Tagliani, Disegni e Foscari interverranno domani al convegno “Giorgio Bassani 1919 – 2016” che oggi inaugura le giornate ferraresi con una sessione intitolata “I libri di Giorgio Bassani: traduzioni, tradizioni, negoziazioni”, aperta dai saluti del Rettore Giorgio Zauli, del presidente del Comitato Bassani Giulio Ferroni, e di Matteo Galli, direttore del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Ferrara.
Moderati da Cristina Montagnani, diversi i relatori che si avvicenderanno sul palco: Domenico Scarpa, del Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino, sarà il primo a parlare con l’intervento dal titolo “Paperback writer”; “La ricezione di Bassani nella Spagna franchista: traduzioni e censura” sarà invece il tema proposto da Andrea Bresadola, dell’Università di Macerata; mentre di “Giorgio Bassani in Spagna: ricezione e critica dal franchismo alla contemporaneità” parlerà Silvia Datteroni, dell’Università di Granada.
Sarà poi il professor Bernard Urbani, dell’Université d’Avignon et des Pays de Vaucluse a presentare la relazione intitolata “Deux réécritures de La notte del ’43: Un certain Felloni di Michèle Lesbre e Le silence éclatant des rêves di Rachid Faggioli, per proseguire con “L’opera di Giorgio Bassani in Gallimard, passato e presente” di Vincent Raynaud (Éditions Gallimard) e Anna Wasilewska con “Giorgio Bassani in Polonia: una presenza incostante”.
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(16 novembre 2016)