Israele, le fiamme sotto controllo

Dopo cinque giorni di battaglia contro le fiamme, la situazione sembra ora sotto controllo in Israele. Ma gli incendi divampati nel paese da martedì scorso hanno lasciato dietro di loro danni ingenti: 133 persone sono state ricoverate per intossicazione a causa del fumo, oltre 500 abitazioni solo a Haifa sono state distrutte, 7400 acri di parco naturale sono andati bruciati. Le autorità hanno contato nella giornata di venerdì oltre 500 luoghi in cui si erano sviluppate le fiamme e si continua ad indagare sulla natura di ciascun incendio. Secondo le dichiarazioni rilasciate la notte scorsa ai media da ufficiali di sicurezza israeliani, le prime indicazioni suggeriscono che la causa iniziale dell’ondata di fuoco che ha colpito il Paese si sia originata a causa delle condizioni atmosferiche. La mano dolosa è arrivata in un secondo momento: tra i responsabili di quello che il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito “terrorismo incendiario”, vi sarebbero infatti almeno 35 persone, fermate dalla polizia israeliana nelle scorse ore. La maggior parte degli arrestati, scrivono i media locali, sono palestinesi.
“Ogni incendio doloso, e ogni istigazione a compierlo, è terrorismo a tutti gli effetti. E lo tratteremo di conseguenza”, ha avvertito Netanyahu.
Le indagini per identificare i responsabili continuano e il movente dietro agli incendi dolosi è in molti casi dettato da nazionalismo. Tradotto, palestinesi che hanno appiccato il fuoco per colpire Israele. Ma proprio dal fronte palestinese arrivano segnali positivi come dimostrano le parole di ringraziamento di Netanyahu al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas che ha messo a disposizione otto automezzi dei vigili del fuoco.