Qui Torino – La Memoria in bianco e nero

2017-01-16 23.23.39Presentata nei locali della Comunità Ebraica di Torino la mostra fotografica “Aktion Reinhard” di Renzo Carboni, curata da Marisa Quirico. L’inaugurazione presso la Biblioteca civica Primo Levi si terrà a distanza di una settimana, il 23 gennaio. L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino all’11 febbraio.
Dalla Conferenza di Wannsee alla Soluzione della Questione ebraica. Questo il tema ricostruito attraverso un percorso fotografico del sistema dei campi di sterminio intesi come semplici terminali dotati soltanto delle strutture minimali (camere a gas) per le uccisioni in massa.
“Questa mostra è l’esito di un lungo lavoro durato vent’anni anni, in cui abbiamo girato l’Europa individuando dei temi per raccontare storie, storie di memoria”, commenta l’autore degli scatti Renzo Carboni. “Abbiamo deciso di dare alla mostra una struttura a capitoli, quasi cinematografica”, prosegue. Gli scatti infatti sono suddivisi in cinque sezioni: la prima tratta appunto la conferenza di Wannsee, da dove prenderà il via l’applicazione della “soluzione finale”, segue una digressione sulla nascita delle camere a gas e dei precedenti storici di tale pratica di uccisione. Le restanti tre sezioni sono dedicate rispettivamente ai campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka. Si tratta di più di trenta scatti rigorosamente in bianco e nero, in modo tale che l’immagine si raccordasse in linea temporale al periodo storico rappresentato. A dominare le fotografie sono la linea obliqua e l’assenza di figure umane.
A dialogare con l’autore Lucio Monaco, storico e vicepresidente dell’ANED che collega l’elemento del bianco e nero a un ricordo di una conversazione con Giuliana Tedeschi, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz. “Nella memoria visiva di Giuliana, Auschwitz era in bianco e nero e non a colori”, ricorda Monaco e aggiunge: “Le fotografie di Aktion Reinhard si possono considerare ‘fotografie interpretative’ in quanto non sono rappresentazione di quei luoghi oggi, bensì interpretazione, un’interpretazione che ha come fine quello di provocare chi le osserva”.

Alice Fubini

(17 gennaio 2017)