Il simpatizzante
Non so come prenderlo, adesso che ve lo voglio raccomandare, questo romanzo formidabile che ha preso me per tre giorni in ostaggio, e che – proprio come capita al suo protagonista – mi ha lasciato vinto ma non arreso. È un romanzo di spionaggio, un romanzo di guerra, un romanzo sull’immigrazione, sul Comunismo, sull’America ? Sì, Il Simpatizzante ( Neri Pozza, ottima traduzione di Luca Briasco, Euro 18 ) è tutto questo, e ancora lo si potrebbe definire un romanzo sull’amicizia, sull’amor filiale, sul tradimento, oltre che una riflessione sul potere del cinema. È tragedia, è parodia, è un libro di Storia: è un romanzo totale e coinvolgente.
“Sono una spia, un dormiente, un fantasma, un uomo con due facce”.
Sin dal principio il Capitano senza nome ti da del tu, e non importa che il destinatario della lunga confessione sia il Commissario, perché è al lettore che, tramite il suo protagonista, l’autore Viet Thanh Nguyen si rivolge. Ha il bisogno, ha la necessità di raccontare la ‘sua’ storia della guerra del Vietnam, e delle sue conseguenze. L’ambizione dichiarata – quella di riuscire a scrivere un romanzo come fosse un saggio, e viceversa – è davvero sfrenata, ma il risultato è soddisfacente. I personaggi sono definiti con tutti i colori di una prosa che non teme di essere semplice pur di risultare efficace; i paesaggi sudano, le parole sparano. E quanto ai fatti, sono troppi per venir riassunti, ma portano come un treno in corsa fino alle incredibili ultime, doppie pagine.
La prima parte è ambientata nei giorni della caduta di Saigon, nel 1975: il Capitano – che è un agente dei Viet-Cong infiltrato nella polizia segreta del governo – organizza la fuga in America del suo Generale. A Los Angeles, pur continuando a sdoppiarsi fra il ruolo di suo sicario e quello di spia, sarà consulente per il grande film di guerra con il quale Hollywood vuole mostrare la propria versione della guerra. Dovrà però tornare nella sua patria, e incontrare tutti i fantasmi e le crudeltà che credeva di aver lasciato, e subirne gli effetti.
Ma se questo è per sommi capi lo scenario, la forza del romanzo sta nell’alternarsi di avventura e riflessione che non abbandona le pagine. Pur scontando alcuni ‘effettacci’ ( che ho apprezzato proprio perché misurano l’urgenza dell’autore nel raggiungere il più vasto pubblico possibile ), e un livello di durezza che a qualcuno potrebbe disturbare ( ma non è la solita violenza da noir a corto di idee, qui la tortura è un personaggio vero ) – Il simpatizzante è letteratura, e di quella che resterà. Un Premio Pulitzer in America e quattro edizioni in due mesi in Italia lo stanno premiando; prendetelo, fatevi prendere – anche se non saprete come maneggiarlo, tanto scotta!
Valerio Fiandra
(19 gennaio 2017)