Insediamenti, la cautela di Trump mentre ritorna l’odio palestinese
Il terrorismo palestinese è tornato a colpire ieri in Israele. A compiere l’attacco, un diciottenne proveniente dalla Cisgiordania che, armato di una mitraglietta fatta in casa, ha aperto il fuoco contro un autobus e contro la folla presente nei pressi del mercato di Petah Tikvah, città a poca distanza da Tel Aviv. Cinque gli israeliani rimasti feriti nell’attentato che, come di consueto, ha ricevuto il plauso del gruppo terroristico di Hamas. “Naturale risposta” ai “crimini d’Israele”, le parole del portavoce del movimento che controlla Gaza: ovvero attaccare i civili nella loro quotidianità, mentre vanno a fare la spesa al mercato, sarebbe, per questa propaganda d’odio, un atto naturale. Intanto fanno discutere in Israele le parole sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nella sua prima intervista a un giornale israeliano, Israel Hayom. Trump, che il 15 febbraio incontrerà a Washington il Primo ministro Benjamin Netanyahu, ha ribadito la sua amicizia a Israele, affermando però che non pensa “che andare avanti con nuovi insediamenti sia un bene per la pace”.
Nell’intervista, che sarà pubblicata integralmente domenica, Trump sottolinea la sua amicizia con il Premier Netanyahu: “un uomo che vuole fare le cose giuste per Israele e per i palestinesi – l’opinione dell’inquilino della Casa Bianca – che vuole la pace”. Pace che però secondo Trump non viene facilitata dalla costruzione di nuovi insediamenti. “C’è uno spazio limitato di terra rimasto e ogni volta che si usa per gli insediamenti, ne rimane sempre meno. Non sono uno che pensa che andare avanti con gli insediamenti sia un bene per la pace. Ma stiamo verificando tutte le possibilità”. Per quanto riguarda l’annunciato spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, per il momento Trump prende tempo. Alla domanda del giornalista di Israel Hayom, il presidente spiega di stare “studiando la questione e vedremo cosa succede. Non è una decisione facile. È stata discussa per molti anni. Nessuno voleva prendere questa decisione, e io ci sto pensando molto seriamente”. Tema che sicuramente verrà toccato il 15 durante l’incontro con Netanyahu, l’accordo nucleare con l’Iran che Trump ha ribadito essere “un disastro per Israele”.
Daniel Reichel
(10 febbraio 2017)