Qui Milano – “L’ottimismo di Peres, una lezione per il mondo di oggi”
“A mio padre chiedevano spesso: ‘Qual è la cosa più importante che pensi di aver fatto nella tua vita?’ E lui rispondeva sempre: ‘Quella che farò domani’. Ed è un messaggio anche per noi, per continuare a lavorare per la pace”. Nel segno dell’esempio paterno, Zvia Peres Valden ha voluto chiudere con un messaggio di speranza l’incontro dedicato alla memoria di Shimon Peres, organizzato nella prestigiosa sala Alessi del Comune di Milano. Al premio Nobel per la Pace – scomparso il settembre scorso- è stato infatti conferito ieri il premio di uomo dell’anno dall’associazione Amici italiani del Museo d’Arte di Tel Aviv. Un riconoscimento postumo di cui la figlia Zvia ha ringraziato gli organizzatori, ricordando il grande rapporto dello statista israeliano con l’Italia. Dall’amicizia con il Presidente emerito Giorgio Napolitano alla scelta di un architetto italiano, Massimiliano Fuksas – tra i protagonisti dell’incontro milanese -, per la realizzazione del Centro Peres per la Pace di Tel Aviv, il legame tra Peres è il Bel Paese ha avuto radici profonde. “Anche Milano ha un legame particolare con Peres – ha ricordato Ruggero Gabbai, coordinatore dell’evento – Il primo viaggio che il precedente sindaco, Giuliano Pisapia, scelse di fare all’estero fu infatti in Israele. Ero con lui in qualità di consigliere comunale quando partimmo per la visita e sull’areo ci fu un fortunato incontro con il presidente Peres”. “Un uomo – ha ricordato Gabbai, parlando del segno politico lasciato dall’ex presidente d’Israele – la cui lezione è ancora viva: quella di avere speranza nel futuro e soprattutto in una pace possibile”. “Leader come lui ci servirebbero oggi – le parole del vice-sindaco di Milano Anna Scavuzzo, richiamando il preoccupante riemergere dei populismi in Europa e non solo – Ci servirebbero la sua passione per la politica, la sua dedizione per la pace”. Una guida di fronte alle difficoltà del presente.
Come ha messo in luce Paola Peduzzi, giornalista del Foglio, richiamando l’impegno di Peres come ambasciatore d’Israele nel mondo ma anche come un uomo profondamente legato ai valori dello Stato, il politico israeliano è considerato da molti un esempio di ottimismo: “e l’ottimismo di Peres non è da confondere con l’ingenuità naive”, ha ricordato Peduzzi, ma è un impegno pragmatico per superare le difficoltà e lavorare concretamente a migliorare la situazione del proprio paese. La giornalista così come la figlia Zvia hanno ricordato come Peres sia stato anche tra coloro che con lungimiranza investirono nell’idea di fare di Israele la nazione dell’innovazione, la Start-up Nation. “Shimon mi spiegò che non c’è democrazia senza innovazione – il ricordo dell’architetto Fuksas, richiamando alla memoria tutto l’iter che portò alla costruzione del Centro Peres per la pace di Tel Aviv – Desiderava che il suo centro fosse un luogo di innovazione e di incontro tra israeliani e palestinesi”. Non è quindi un caso, ha spiegato la figlia, se nel centro, grazie anche al grande lavoro di Manuela Dviri, sono stati curati oltre 1200 bambini palestinesi mentre sono stati formati oltre 250 tra medici e infermieri sempre palestinesi. Un centro che vuole essere un lungo simbolo della convivenza possibile. “Shimon mi diceva spesso – le parole di Fuksas – che non bisogna avere meno sogni di quelli realizzati. E credo sia profondamente vero”.
Daniel Reichel
(23 febbraio 2017)