Israele-Cina, futuro insieme
La creazione di una zona di libero scambio fra Cina ed Israele, collegamenti aerei diretti fra Shangai e Tel Aviv ed una serie di accordi nel settore economico. Sono alcuni dei punti toccati, durante il vertice di Pechino, dal Primo ministro Benjamin Netanyahu assieme al suo omologo cinese Li Keqiang. Netanyahu, in occasione dei 25 anni di rapporti diplomatici tra i due paesi, ha infatti deciso di recarsi in Cina, dove ha incontrato i vertici della politica locale e alcuni dei più importanti uomini d’affari cinesi. “Vogliamo far sposare la nostra tecnologia con la competenza cinese – ha affermato Netanyahu durante il summit a cui hanno partecipato i ministri dell’Economia Eli Cohen, della Protezione civile Zeev Elkin e della Salute Yaakov Litzman – In Israele vogliamo condividere il nostro know how con la Cina per migliorare la vita dell’umanità e della popolazione cinese”. Nel corso del summit sono stati firmati 10 Protocolli bilaterali d’intesa sui diversi temi: dall’economia, alla salute fino all’educazione e, ovviamente, il settore high tech. E tra questi anche uno sull’edilizia: dopo mesi di trattative durante la visita di Netanyahu è stato infatti firmato un’intesa che porterà nel prossimo futuro 20mila operai edili cinesi in Israele (6mila nella prima fase). A lungo questa opzione era stata bloccata proprio perché Gerusalemme aveva imposto che i lavoratori cinesi sarebbero potuti arrivare in Israele solo a seguito di una firma di accordi bilaterali inerenti il contrasto al traffico di essere umani e, dal punto di vista commerciale, della cancellazione dei compensi di mediazione.
Il settore immobiliare, spiega sito di informazione economica globes, ora spera che dopo la firma dell’accordo, il numero di lavoratori cinesi in progetti edilizi israeliani possa aumentare: il loro coinvolgimento – la speranza anche del ministro delle Finanze Moshe Kahlon – dovrebbe produrre una riduzione dei costi nel settore delle costruzioni
From trade to tourism & from investments to academic cooperation:Progress of Israel & #China's relations benefits peoples of both countries. pic.twitter.com/mGnEtW4UwF
— Israel Foreign Min. (@IsraelMFA) 20 marzo 2017
Israele e Cina inoltre hanno deciso di accelerare le procedure per la creazione di una zona di libero scambio, si legge in una nota dell’ufficio di Netanyahu. I due omologhi hanno deciso inoltre di creare un “corsia preferenziale” per gli investitori cinesi ed israeliani. Inoltre, Kegiang e Netanyahu hanno discusso di un accordo sui lavoratori cinesi che si recano in Israele, di un accordo di cooperazione nel settore aeronautico e della creazione di laboratori congiunti nell’ambito delle scienze e della tecnologia.
Il mercato cinese è per Israele una risorsa importante: nel 2016 sono le esportazioni direzione Pechino hanno toccato quota 11miliardi di dollari e il governo di Gerusalemme è attento anche ad investire sul fronte del turismo. Su questo fronte, c’è stato un significativo balzo in avanti nel corso di un solo anno da parte del numero di turisti cinesi in visita in Israele: nel 2016 il ministero del Turismo israeliano ha registrato un aumento del 66 per cento rispetto all’anno precedente.
Nel corso della sua visita in Cina, il premier israeliano ha incontrato il fondatore di Alibaba Group, Jack Ma, con il quale ha discusso del rafforzamento della cooperazione tra il colosso cinese e le aziende di cyber-difesa israeliane. In patria, intanto, continuano le congetture dei giornali su una possibile rottura della coalizione di governo: la partenza per Pechino del Premier Netanyahu è stata infatti preceduta da un duro scontro con il ministro delle Finanze Moshe Kahlon. Netanyahu, che è anche ministro delle Telecomunicazioni, è contrario alla riforma che porterebbe in aprile alla nascita di una nuova Autorità pubblica per le trasmissioni radiotelevisive: il capo di governo aveva inizialmente dato il suo benestare al progetto ma nelle scorse settimane ha cambiato idea e, secondo fonti citate dai media israeliane, avrebbe minacciato Kahlon di sciogliere il governo nel caso in cui si proceda con la riforma.
(21 marzo 2017)