Yom HaShoah – “Il governo non dimentichi i sopravvissuti”

Screen-Shot-2013-04-08-at-11.08.39-AMCade in queste ore Yom HaShoah, il giorno in cui Israele e il mondo ebraico commemorano le vittime del genocidio compiuto dai nazisti e dai loro collaboratori fascisti in tutta Europa. Poche ore prima del suono della tradizionale sirena che suona per ricordare quella tragedia (nell’immagine di Afp, il momento in cui gli israeliani si fermano per rispettare il minuto di silenzio), il supervisore dei conti Yosef Shapira ha reso pubblica una dura relazione riguardo alla situazione dei sopravvissuti alla Shoah in Israele. Nel documento Shapira punta il dito contro il governo rispetto all’aiuto messo in campo a favore di questa realtà: “più di 70 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i sopravvissuti vivono oggi in Israele in condizioni che non sono degne o le loro varie esigenze non trovano risposte soddisfacenti”, l’accusa di Shapira. Secondo i dati riportati da diversi media israeliani, nel Paese vivono circa 180mila anziani sopravvissuti alla Shoah di cui un quarto vive sotto la soglia di povertà. Una situazione preoccupante che ha portato mesi fa la no profit Spring for Holocaust Survivors a lanciare una campagna per fare in modo di aiutare i sopravvissuti a confrontarsi con la burocrazia e ottenere i sussidi statali necessari ma anche a proteste organizzate da per chiedere al governo maggiore attenzione. “A causa dei ritardi nell’approvazione dei programmi e allo stanziamento dei fondi, ai sopravvissuti è di fatto impedito di ottenere servizi che potrebbero migliorare il loro benessere, compresi i pasti caldi, i trattamenti sanitari e soprattutto attività sociali che potrebbero ridurre la loro sensazione di solitudine”, ha scritto Shapiro. Solitudine e silenzio sono le condizioni in cui spesso si trovano queste persone, come raccontava in un’intervista Zev Kedem, 82enne di Haifa, sopravvissuto a sei campi della morte nazisti, e laureatosi a Glasgow in ingegneria, negli anni 60 aveva fatto l’aliyah, scegliendo di vivere in un kibbutz. A causa dei disturbi post-traumatici legati alla sua esperienza, Kedem ha spiegato in un’intervista a un quotidiano locale di aver vissuto a lungo trincerato nella solitudine e in difficoltà economiche. “Mi è stato insegnato che per rimanere in vita dovevo stare in silenzio ed essere invisibile. Ed è una cosa che ho applicato sistematicamente, tanto che ho avuto problemi ha chiedere alle istituzioni preposte i risarcimenti che mi erano dovuti”. Il problema per molti anziani sopravvissuti è quello di confrontarsi con la burocrazia: il governo si era impegnato a porre rimedio alla situazione – su cui gli stessi scampati alla Shoah avevano posto l’accento, organizzando anche veri e propri picchetti – ma, la denuncia del supervisore dei Conti, le promesse non sono state mantenute a causa di fondi stanziati ma rimasti poi bloccati nei cassetti. “Il tempo sta esaurendo… – il duro monito di Shapira – I sopravvissuti, che hanno sperimentato gli eventi della Shoah meritano di vivere gli ultimi anni delle loro vita con dignità”.