Unesco, il veleno da fermare
Nel giorno gli israeliani e tutto il popolo ebraico festeggiano Yom HaAzmaut, celebrando i sessantanove anni dell’indipendenza dello Stato d’Israele, una risoluzione Unesco torna ad attaccare la legittimità del Paese. Sulla falsa riga della risoluzione presentata nell’autunno scorso e oggetto di grandi polemiche, un nuovo documento è stato infatti presentato dall’Autorità nazionale palestinese con il sostegno di alcuni paesi arabi – Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan – in cui si nega la sovranità di Israele su Gerusalemme, Est e Ovest. L’assemblea dell’Unesco – organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cultura, educazione e scienza – domani sarà chiamata a votare sulla risoluzione che, a quanto riferiscono fonti giornalistiche, è stata progressivamente moderata dall’intervento dei Paesi dell’Unione Europea: nella nuova bozza, il limite alla sovranità sarebbe stato posto solo su Gerusalemme Est e non su tutta la Capitale d’Israele. A riguardo, nelle scorse ore, era arrivato l’appello della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni all’Italia e al Primo ministro Paolo Gentiloni di agire rispetto alla nuova risoluzione con “coerenza e massimo senso di responsabilità” e confermare in modo chiaro “l’impegno assunto in ottobre dall’allora ministro degli Esteri Gentiloni con riferimento a ulteriori provocazioni di questo tenore: mai più astensione, mai più ambiguità, ma una ferma contrarietà e opposizione”. “L’invito che ribadiamo alle organizzazioni internazionali – sottolineava poi Di Segni – è di svolgere il loro prezioso ruolo istituzionale, attenendosi alle proprie effettive competenze e alla propria missione e ripristinando la propria credibilità. Un agire necessario nella comune difesa dei valori universali: verità storica e costruzione di un futuro di pace, libertà, democrazia”.
Diversi giornali israeliani riportano dell’impegno in queste ore della diplomazia israeliana assieme a quella americana per bloccare il voto sulla risoluzione.
(1 maggio 2017)