Gerusalemme, obiettivo high-tech
Per i suoi cinquant’anni si è ammantata di bianco e blu, incantando i suoi abitanti e i visitatori con spettacolari giochi di luce sulle mura della Città vecchia, cuore della sua identità antica e contemporanea. D’altronde nell’ultimo decennio o poco più, Gerusalemme ha preso gusto a farsi conoscere non soltanto per la sua straordinaria storia e per le testimonianze del ruolo che ricopre per ebraismo, cristianesimo e islam, ma anche per festival, iniziative culturali e sportive, riqualificazione di spazi o quartieri trasformati in poli di attrazione e intrattenimento, dalla Tachanah Rishonah, la stazione costruita ai tempi dell’impero ottomano, fino a Machanè Yehuda, il suo tipico shuk (mercato) mediorientale che la sera fiorisce di pub, ristoranti e musica. E per dimostrare una volta di più che una città che vuole custodire e rimanere profondamente connessa al suo passato deve essere capace di guardare al futuro, una delle insospettabili missioni della Capitale israeliana per i prossimi cinquant’anni è quella di trasformarsi in un el-dorado dell’high tech.
“Più conosciuta come antico centro sacro per miliardi di persone in tutto il mondo, Gerusalemme sta sperimentando un grande risveglio e offre una straordinaria fusione di storia e modernità introvabile in qualsiasi altro luogo del mondo. La città è diventata un fiorente centro in imprese bio-mediche, energia pulita, startup legate a internet e mobile, acceleratori, investitori e fornitori di servizi” scriveva la rivista Time nel 2015, inserendo la Città santa al primo posto tra i cinque ‘tech hubs’ emergenti nel mondo.
“Negli ultimi cinque anni, gli investimenti in venture capital (capitale di rischio messo a disposizione di imprese altamente innovatrici ndr) a Gerusalemme sono cresciuti di cinque volte, raggiungendo gli 800 milioni di dollari in oltre 160 società, mentre gli eventi pubblici legati all’high-tech e al business sono passati da 12 a 400 all’anno” spiega il sito di MadeinJLM, organizzazione no profit nata nel 2012 che si propone di trasformare le città in uno dei 20 centri più innovativi del mondo. “Nello sviluppare l’economia creativa di Gerusalemme, cambiamo la percezione che si ha della città e creiamo opportunità per gli imprenditori in tutto lo spettro socio-economico. Il nostro obiettivo ultimo è farla diventare uno dei migliori posti al mondo per vivere, lavorare e innovare”. Così la comunità high tech di Gerusalemme non si limita a vivere nell’orario di ufficio, ma si immerge nella città a 360 gradi, con aperitivi in cui ai nuovi imprenditori viene data la possibilità di presentare la propria idea su un palco davanti a un pubblico, brunch dove insieme a workshop legati alle tecnologie raccontano il proprio lavoro artisti emergenti di ogni genere, riunioni dedicate a programmatori, esperti marketing, designer, nei diversi settori, lezioni di Torah e innovazione e così via.
Ad oggi sono oltre 550 le imprese tecnologiche, che impiegano oltre 15mila persone, con 15 acceleratori e altrettanti fondi di investimento per favorire nascita e sviluppo.
Negli scorsi mesi, a portare Gerusalemme sulla bocca di tutto il mondo è stata poi l’acquisizione, da parte dell’americana Intel, della società Mobileye, impresa gerosolimitana dedicata allo sviluppo di programmi per le auto senza guidatore, e in particolare a sensori e intelligenza artificiale che consente ai veicoli di capire dove si trovano in relazione ad altri veicoli, pedoni od oggetti nelle immediate vicinanze. La cifra di 15,3 miliardi di dollari, insieme alla garanzia che il cuore dell’operatività di Mobileye rimarranno in Israele ne ha fatto una delle ‘exit’ (accordi di vendita di start up di successo) più favoleggiate della storia, e in tanti già si chiedono quali aziende possano diventare i nuovi ‘unicorni’ (aziende innovative che hanno raggiunto la valutazione di almeno un miliardo di dollari) della città: tra le papabili Orcam, che si occupa di sviluppare tecnologia per risolvere problemi di vista fino alla stessa cecità, e Freightos, specializzata nel settore dei trasporti merce. “Gerusalemme forse ancora non offre le stesse opportunità di Tel Aviv, ma si sta avvicinando molto” spiega Roy Munin, uno dei fondatori di MadeinJLM.
Se Tel Aviv e i suoi dintorni rimangono infatti forse il principale polo d’attrazione d’Israele per gli imprenditori di tutto il mondo, a dare una mano a Gerusalemme potrebbe essere anche il nuovo treno veloce che collegherà i due centri in 28 minuti e dovrebbe essere inaugurato nel 2018.
E d’altra parte la cooperazione e la facilità di raggiungersi a vicenda non potrà che giovare a entrambe le città. Perché, come si legge in un poster appeso all’interno di Siftech, uno degli acceleratori della Capitale, “Israele è una start up vecchia cinquemila anni” e il suo avvenire va costruito lavorando tutti insieme.
Rossella Tercatin
(4 giugno 2017)