“Kotel, affossata l’area egalitaria
Netanyahu ripristini il progetto”

L’Agenzia Ebraica ha adottato nelle scorse ore una dura risoluzione in cui chiede al governo d’Israele di ripristinare la creazione di una sezione definita egalitaria – dove donne e uomini possono pregare insieme – al Muro Occidentale di Gerusalemme. L’esecutivo guidato dal Premier Benjamin Netanyahu ha infatti bloccato ieri il progetto, frutto di un compromesso portato a temine lo scorso anno, facendo infuriare i rappresentanti dell’Agenzia ebraica, organizzazione che si occupa degli immigrati ebrei in Israele. “Deploriamo la decisione del governo di Israele che contraddice la visione e il sogno di Herzl, Ben-Gurion e Jabotinsky e dello spirito del movimento sionista e di Israele come casa-nazione per l’intero popolo ebraico e il Kotel come simbolo di unione per tutti gli ebrei del mondo”, si legge nella risoluzione firmata all’unanimità dal board dell’Agenzia, in cui si chiede al governo di “capire la gravità dei passi fatti e di conseguenza di invertire il corso delle proprie azioni”. Si chiede dunque di ripristinare la creazione della citata sezione egalitaria presso il Muro Occidentale (noto anche come Muro del Pianto), in cui uomini e donne dei movimenti dell’ebraismo Conservative e Reform avrebbero dovuto poter pregare insieme. L’area doveva sorgere nel sito archeologico dove si trova l’Arco di Robinson, a sud della sezione gestita dal Rabbinato centrale d’Israele in cui vigono le regole dell’ortodossia, tra cui la divisione tra uomini e donne (mehitza).
L’Agenzia Ebraica ha da subito sostenuto il progetto, con il suo presidente Natan Sharansky – ex dissidente politico sotto il regime sovietico – a spendersi di persona per trovare un compromesso che potesse mettere d’accordo tutte le correnti dell’ebraismo. Accordo trovato con fatica un anno fa e ora bloccato dal governo Netanyahu, che ha anche portato avanti una legge che vuole negare il riconoscimento delle conversioni all’ebraismo eseguite in Israele al di fuori del sistema ortodosso riconosciuto dallo Stato. “Il governo di Israele ha adottato alcune azioni che minacciano il popolo ebraico e noi vogliamo che le nostre comunità nel mondo capiscano che il sostegno a Israele non significa necessariamente sostenere il suo governo”, le dichiarazioni rilasciate al quotidiano Haaretz dal direttore del board dell’Agenzia Ebraica Michael Siegal. Parole che fanno capire quanto sia elevato il livello dello scontro, con il direttivo dell’organizzazione che ha inoltre cancellato una cena oggi con Netanyahu. “Il messaggio che il governo ha mandato all’ebraismo nel mondo è ‘non siete parte di noi’”, l’accusa di Sharansky. Il riferimento è a tutto quel mondo ebraico conservative e reform che ha un riconoscimento parziale all’interno dello Stato d’Israele, dove matrimoni, divorzi, conversioni e tutto ciò che afferisce alla religione ebraica è invece affidato al Rabbinato centrale, ente che rappresenta l’ortodossia. “Non è solo un problema di correnti religiose. Non è solo un questione legata all’ebraismo americano, e non è solo un problema della diaspora ebraica. C’è un crescente numero di israeliani che sono molto consapevoli dell’importanza del Kotel”, ha detto al Times of Israel il numero due dell’Agenzia Ebraica David Breakstone, riferendosi al luogo più sacro per l’ebraismo (da qui il forte impatto simbolico di decidere di dare uno spazio a correnti diverse dall’ortodossia, rompendo lo status quo). “Non ha niente a che fare con il numero di persone che si sarebbero presentate. Ha a che fare con il significato simbolico del Kotel per tutti noi. C’era un consenso completo intorno all’area”.

Daniel Reichel

(26 giugno 2017)