Gerusalemme, Netanyahu ci ripensa
Rimossi i metal detector

netanyahuDue le notizie principali arrivate da Israele nelle ultime 24 ore: il ritorno a Gerusalemme del corpo diplomatico israeliano in Giordania dopo l’incidente di Amman e la rimozione dei metal detector all’ingresso del Monte del Tempio. La prima vicenda è stata accolta dal governo con soddisfazione: il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha spiegato che la crisi – scoppiata dopo l’aggressione di un agente di sicurezza dell’ambasciata israeliana che, ferito da un ragazzo giordano, ha aperto il fuoco uccidendo l’aggressore e un’altra persona – è rientrata grazie alla stretta collaborazione tra Israele e Giordania (nell’immagine il Premier a colloquio telefonico con l’ambasciatrice in Giordania Einat Schlein). Il capo dello Shin Bet, Nadal Argaman, si era recato ad Amman per velocizzare la soluzione della vicenda e il trasferimento dell’intero personale israeliano, possibile obiettivo di ritorsioni. Nelle stesse ore il governo israeliano si era riunito per decidere cosa fare con la questione sicurezza al Monte del Tempio, luogo di scontro con i palestinesi da una settimana. Dopo due lunghe riunioni finite a tarda sera, l’esecutivo ha deciso la rimozione dei metal detector, spiegando di aver contemporaneamente stanziato nuovi fondi per migliorare i controlli dell’area. Un provvedimento invocato dai manifestanti palestinesi ma che non ha soddisfatto la leadership del Waqf (l’ente musulmano che ha in gestione la Spianata della Moschee), che continua a chiedere ai fedeli di protestare e organizzare per le strade di Gerusalemme preghiere di massa. Sulla vicenda, diversi analisti israeliani sono stati piuttosto critici: tra questi Avi Issacharoff, analista militare del sito web walla e del Times of Israel, che ha definito la scelta del governo israeliano una “completa capitolazione”. “Non c’è altro modo per porre la questione – scrive Issacharoff – (il governo) Ha rimosso i metal detector posizionati dopo l’attentato terroristico del 14 luglio scorso al Monte del Tempio e ha tolto le telecamere di sicurezza appena installate”. Tutto questo nel giro di soli quattro giorni, spiega l’editorialista che contesta questa retromarcia del governo che 24 ore prima aveva confermato le misure di sicurezza. “La capitolazione – prosegue l’analista – rappresenta di fatto il riconoscimento da parte del governo di destra guidato da Benjamin Netanyahu dei limiti del suo potere sul Monte del Tempio”. Di fronte alla prospettiva di una grande escalation di violenza se non di una guerra Netanyahu si è trovato costretto a tornare sui suoi passi. “Netanyahu può giocare con il fuoco, – le parole di Issacharoff – può consentire a ministri come Naftali Bennett e Ayelet Shaked di Habayt Hayehudi e Miri Regev del Likud di determinare la politica del governo per alcuni giorni. Ma nel momento in cui emergono all’orizzonte i problemi veri, Netanyahu si affretta a concedere, anche se parla delle sue concessioni come di risultati”. Quella di Issacharoff non è l’unica critica che compare sui quotidiani israeliani e anche a livello internazionale la decisione sul Monte del Tempio è stata interpretata come una sconfitta politica per il Primo ministro.

(25 luglio 2017)