Israele ai russi: “Fermiamo l’Iran, ha troppo potere in Siria”
L’Iran sta cercando di stabilirsi militarmente in Siria e Israele non lo permetterà. A ribadirlo questa mattina al ministro degli Esteri russo Sergey Shoygu, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In visita in Israele in queste ore, Shoygu è stato ricevuto da Netanyahu e dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman. Tra i temi caldi dell’incontro, proprio la questione dell’influenza iraniana sulla vicina Siria, un’influenza cresciuta in modo significativo e pericoloso nel corso di questi lunghi anni di conflitto. Così come Mosca, Teheran ha appoggiato il regime di Assad e ora – denuncia Netanyahu – cerca di posizionare in modo stabile un proprio contingente militare nel Paese. “L’Iran deve capire che Israele non lo permetterà”, ha spiegato il Premier israeliano al ministro degli Esteri russo. In Siria, Mosca e Gerusalemme hanno mantenuto fino ad ora un certo equilibrio: i caccia israeliani si sono coordinati con l’esercito russo ogni qualvolta Israele ha deciso di colpire in territorio siriano (almeno 100 volte, secondo quanto confermato da un generale israeliano in agosto: obiettivo dei raid, il movimento terroristico di Hezbollah, che in Siria combatte per Assad assieme all’Iran) ma sul ruolo di Teheran le due parti non la vedono allo stesso modo. Per il presidente russo Putin, l’Iran (con cui la Russia ha rapporti economici e diplomatici) non rimarrà in Siria e non costituisce una minaccia imminente. Per Israele è il contrario. “Signor Presidente, grazie a un impegno comune, stiamo sconfiggendo lo Stato islamico, ed è un punto molto importante.- aveva affermato in agosto Netanyahu incontrando Putin a Mosca – Ma la cosa negativa è che mentre il movimento dello Stato Islamico sconfitto si dilegua, l’Iran ne prende il posto”. In questo scenario di equilibri che cambiano, nelle scorse ore Israele ha voluto mandare un messaggio ancora più chiaro, spiegano i quotidiani locali: l’attacco dell’aviazione di Tsahal compiuto in Siria in risposta al missile SA5 lanciato dal regime di Assad contro aerei da ricognizione israeliani è infatti un atto dimostrativo. “La nostra politica è chiara: chiunque cerchi di colpirci sarà colpito. Oggi hanno cercato di colpire i nostri aerei e questo non è accettabile”, aveva dichiarato ieri Netanyahu. Obiettivo del raid – definito insolito da molti analisti -, la postazione missilistica da cui era partito il missile lanciato lo scorso febbraio contro alcuni caccia israeliani e abbattuto prima di riuscire a colpire il bersaglio. La batteria colpita ieri si trova 50 chilometri a est di Damasco e l’esercito israeliano ha precisato di non avere intenzione di dar vita ad un escalation militare. Ma il messaggio a tutti i nemici, confinanti e non, è chiaro. “Continueremo ad agire – ha detto Netanyahu – fino a quando ce ne sarà bisogno per difendere la sicurezza d’Israele”.
d.r.