A 70 anni dal voto Onu
Lauder: “Soluzione dei due Stati
ancora possibile e auspicabile”

Il 29 novembre del 1947 le Nazioni Unite approvarono (33 voti a favore, 13 contro e 10 astensioni) la Risoluzione 181 che sanciva la partizione della Palestina mandataria e la nascita di due Stati, uno ebraico e l’altro arabo, assieme a una zona a regime speciale che comprendeva la città di Gerusalemme. Quel voto, a cui si opposero tutti gli Stati arabi, aprì la strada alla nascita dello Stato d’Israele e alla Dichiarazione di Indipendenza del 14 maggio 1948. Una risoluzione storica che il World Jewish Congress e la missione israeliana all’Onu hanno ricordato organizzando a New York un evento nel luogo in cui si tenne la votazione, il Queens Museum, con la partecipazione del vicepresidente Usa Mike Pence. “Gli Stati Uniti sono orgogliosi di aver sostenuto la Risoluzione del 1947”, ha detto Pence, porgendo poi ai presenti i saluti del Presidente Donald Trump. “Mi ha chiesto di essere qui oggi per esprimere il nostro apprezzamento a tutti coloro che sostengono il popolo ebraico. Il Presidente mi ha consegnato un messaggio semplice: sotto la nostra amministrazione, l’America sarà sempre con Israele”, ha affermato Pence, sottolineando l’impegno di Washington contro chi all’interno delle Nazioni Unite lavora per colpire Israele (“I giorni in cui Israele veniva presa di mira dalle Nazioni Unite sono finiti”, ha detto il vicepresidente). E riguardo al trattamento riservato a Israele all’Onu ha parlato anche il Presidente del World Jewish Congress Ronald S. Lauder (nell’immagine con Pence), sottolineando la necessità di fermare chi vuole usare l’organizzazione internazionale come arma contro il paese. “La mia speranza, il mio desiderio più forte, è che invece di usare questa organizzazione per esprimere voti basati su menzogne politiche e inganni, i paesi facciano effettivamente ciò che è giusto. Possono usare Israele come punto di riferimento”, ha ribadito Lauder, dicendo poi di essere ottimista sulla fattibilità di raggiungere la soluzione dei due Stati tra israeliani e palestinesi. “Israele non ha mai negato il diritto degli arabi palestinesi alla loro sovranità. Eppure siamo qui oggi ancora a sognare che due popoli, ebrei e arabi, vivano insieme in pace. Credo che in questo momento, e contro ogni statistica, una soluzione a due Stati sia in realtà possibile”, le parole del Presidente Lauder. “Il presidente Trump si impegna a portare finalmente la pace sul conflitto israelo-palestinese. – la promessa di Pence – E mentre il compromesso sarà necessario, potete stare tranquilli: il presidente Trump non comprometterà mai la sicurezza e l’incolumità dello Stato ebraico di Israele”.
unnamed (1)Poi un riferimento alla promessa dell’inquilino della Casa Bianca – fatta durante la campagna elettorale – di spostare da Tel Aviv a Gerusalemme l’ambasciata degli Stati Uniti. “Mentre parliamo, il presidente Donald Trump sta attivamente considerando quando e come spostare l’ambasciata americana”, ha detto Pence. Lo scorso giugno lo stesso Trump aveva firmato il provvedimento per mantenere a Tel Aviv l’ambasciata. “Il presidente Trump ha preso questa decisione per massimizzare le possibilità di negoziare con successo un accordo tra Israele e i palestinesi, adempiendo al suo solenne obbligo di difendere gli interessi per la sicurezza nazionale americana. – aveva fatto sapere l’ufficio della Casa Bianca – Ma rispetto all’intenzione di spostare l’ambasciata, come ha più volte affermato, la questione non è se accadrà, ma solo quando”.

A New York, l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon ha spiegato come siano due i motivi per festeggiare: da una parte “il voto dei 33 ambasciatori che hanno sostenuto la fondazione dello Stato di Israele”, dall’altra “i 70 anni di attività e di sionismo di cui siamo orgogliosi”. Danon ha ricordato poi come, a differenza del 1947, ieri in sala erano presenti per l’incontro celebrativo ambasciatori di stati non votarono a favore della partizione, un segno del cambiamento dei tempi.

Daniel Reichel