“Discorso del presidente Trump, un passo importante per la pace”
“Un discorso ottimo, probabilmente scritto insieme al vicepresidente Michael Pence, che riaprirà, dopo delle tensioni iniziali, il dialogo per la pace tra israeliani e palestinesi”. È l’analisi del discorso del Presidente Usa Donald dell’architetto David Cassuto, vicesindaco di Gerusalemme a metà anni ’90 e punto di riferimento della comunità degli Italkim (gli italiani d’Israele). Parlando con il portale dell’ebraismo italiano www.moked.it, Cassuto dà una lettura positiva delle parole di Trump, che ieri da Washington ha pubblicamente e ufficialmente riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele, senza però fare riferimenti chiari allo spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv alla capitale stessa. “Gli Stati Uniti hanno già individuato il luogo dove sorgerà l’ambasciata, ma ci vorrà del tempo”, spiega Cassuto che poi si sofferma sul perché del suo giudizio positivo del discorso del presidente Usa. “Le parole di Trump mettono un punto fermo sul futuro del negoziato di pace: Gerusalemme è la capitale d’Israele e i palestinesi se vogliono sedersi al tavolo con gli israeliani d’ora in avanti dovranno accettarlo, cosa che in passato non hanno fatto”. Secondo l’ex vicesindaco, i palestinesi – che hanno indetto tre giorni di protesta e la cui leadership ha minacciato di tagliare i ponti con gli Stati Uniti – non faranno veramente un passo indietro definitivo dai negoziati come invece hanno preannunciato nelle scorse ore. “Dopo qualche giorno di tumulti torneranno a parlare. Non credo abbandoneranno del tutto il campo e il sostegno americano. In più davanti hanno due scelte: avvicinarsi al mondo sunnita (Egitto, Arabia Saudita, Giordania) che ha storto il naso ma non ha preso posizioni troppo dure nei confronti delle parole di Trump, o spostarsi verso l’influenza negativa iraniana”, rimarca Cassuto, guardando al quadro geopolitico generale. “Trump inoltre ha dato carta libera alle parti di decidere dello status di Gerusalemme e implicitamente di deciderne le frontiere. Un fatto ricevuto con amarezza dal Vaticano, che auspica invece la strada di una Gerusalemme sotto l’egida internazionale”. Per Cassuto anche la parte israeliana dopo la presa di posizione dell’amministrazione americana, dovrà accettare un compromesso sulla capitale: “la strada è quella di decidere dove passeranno i confini della capitale d’Israele, che ora i palestinesi non possono più negare, e dove quella del futuro Stato palestinese. Il problema più spinoso è la città vecchia ma sono fiducioso che si troverà un compromesso anche su questo”.
d.r.
(7 dicembre 2017)