Israele e Usa, la sfida all’Onu
Gerusalemme e Washington sempre più allineate in una aperta sfida alle Nazioni Unite. Ultimo capitolo di questo scontro comune, l’odierno voto all’Assemblea Generale dell’Onu sulla risoluzione che stigmatizza il discorso del Presidente Usa Donald Trump su Gerusalemme capitale d’Israele tenuto lo scorso 6 dicembre (risoluzione che passerà a larga maggioranza, prevedono i media internazionali). “Lo Stato di Israele respinge questo voto senza riserve”, ha dichiarato il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nelle scorse ore. “Gerusalemme è la nostra capitale, continueremo a costruirla e altre ambasciate vi si trasferiranno”, ha detto Netanyahu in riferimento all’annunciata scelta di Trump di spostare da Tel Aviv a Gerusalemme l’ambasciata americana. Secondo il Premier “l’atteggiamento verso Israele da parte di molti paesi del mondo, in tutti i continenti, sta cambiando e alla fine si farà strada anche all’interno delle mura dell’edificio dell’ONU, la casa delle menzogne”. E sul voto all’Onu si è espresso anche il Presidente Trump, minacciando di tagliare gli aiuti americani a qualsiasi paese che voti la risoluzione in questione.
“Tutte queste nazioni che prendono i nostri soldi e poi votano contro di noi al Consiglio di sicurezza o contro di noi, potenzialmente, all’Assemblea Onu. Prendono centinaia di milioni di dollari e persino miliardi di dollari e poi votano contro di noi”, ha detto Trump. “Beh, stiamo osservando quei voti – ha aggiunto il presidente – Votate contro di noi, e risparmieremo molto. Non ci interessa”.
È difficile capire come Trump possa dare seguito a questa minaccia, scrive ilNew York Times, perché potrebbe comportare la soppressione dell’assistenza finanziaria ad alcuni degli alleati americani più strategici in Medio Oriente. Alcuni di questi programmi, come quelli per l’Egitto, hanno un mandato congressuale: l’Egitto, ricorda il Times, ha ricevuto 77,4 miliardi di dollari in aiuti dagli Stati Uniti dal 1948 al 2016, secondo il servizio di ricerca del Congresso, di cui circa 1,3 miliardi di dollari in aiuti militari annuali.
Yemen e Turchia hanno patrocinato la risoluzione dell’Assemblea generale, il che, stando a quanto affermato da Trump, dovrebbe portare a delle conseguenze. Lo Yemen infatti, lacerato dalla guerra civile, riceve aiuti umanitari dagli Stati Uniti, mentre la situazione dei rapporti con la Turchia sono ancora più complicati, essendo il Paese – nonostante le note intemperanze del suo presidente Erdogan, che nei giorni recenti ha lanciato nuove quanto vuote provocazioni – alleata dell’Organizzazione dei trattati nordatlantici.