Gerusalemme, chi segue gli Usa nel riconoscerla capitale d’Israele
Sarebbero una decina i paesi in procinto di seguire l’esempio del Presidente Donald Trump sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele. Ad affermarlo, il viceministro israeliano agli Esteri Tzipi Hotovely in un’intervista alla radio pubblica israeliana Kan Bet. Un commento arrivato dopo l’annuncio del presidente guatemalteco Jimmy Morales della volontà del suo paese di spostare l’ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Morales ha scritto sul suo profilo Facebook di aver parlato con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Abbiamo parlato delle eccellenti relazioni che abbiamo avuto come nazioni da quando il Guatemala ha sostenuto la creazione dello stato di Israele. Uno dei temi più importanti è stato il ritorno dell’ambasciata del Guatemala a Gerusalemme. Per questo vi informo che ho dato istruzioni al cancelliere di avviare le rispettive procedure per farlo”, ha annunciato Morales. E il Guatemala è stato uno dei 9 paesi che la scorsa settimana all’Assemblea Generale dell’Onu ha votato contro la risoluzione che condannava l’iniziativa di Trump su Gerusalemme. Secondo il quotidiano Haaretz presto arriverà l’annuncio di un altro paese del Centro America a favore di Israele: l’Honduras starebbe infatti pensando di allinearsi agli Stati Uniti così come potrebbero fare Romania e Slovenia. Per il momento con i dieci paesi con cui Israele è in contatto, ha detto Hotovely ad Haaretz, si è parlato solo del tema del riconoscimento di Gerusalemme e non dello spostamento delle ambasciate.
Intanto, sul fronte internazionale, gli Stati Uniti hanno deciso di tagliare 285 milioni di dollari al bilancio Onu dei prossimi due anni. “L’inefficienza e le spese facili delle Nazioni Unite sono ben note”, ha denunciato l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikky Haley, “e noi non consentiremo più che la generosità del popolo americano sia sfruttata”. Il taglio è significativo sul bilancio Onu che nell’anno fiscale 2016-2017 è stato in totale pari a 5,4 miliardi di dollari. La scelta dell’amministrazione Usa è da leggere come conseguenza del voto dell’Assemblea generale dell’Onu: sia Trump sia l’ambasciatrice Haley avevano avvisato i paesi delle Nazioni Unite che un voto contro Washington avrebbe avuto ripercussioni.