Usa: “Vogliamo accordo di pace, ma non rincorriamo i palestinesi
JJared Kushner e Jason Greenblatt volevano sentire cosa avesse da dire il presidente Mahmoud Abbas al Consiglio delle Nazioni Unite di New York. I due negoziatori incaricati dal presidente Usa Donald Trump di riavviare i colloqui di pace tra israeliani e palestinesi hanno sentito Abbas dire di essere pronto ad “avviare immediatamente negoziati per raggiungere la pace”. Ma anche condizionare questo passo a un ritiro del riconoscimento da parte di Trump di Gerusalemme come capitale d’Israele e alla cessazione da parte israeliana della costruzione di insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Abbas ha poi invocato la convocazione a metà 2018 di una conferenza internazionale in cui vorrebbe ottenere il riconoscimento di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. “Gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con la leadership palestinese. I nostri negoziatori sono alle mie spalle, pronti a parlare. Ma non vi rincorreremo. La scelta, signor presidente, è sua”, ha risposto l’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley, parlando al presidente palestinese che però aveva lasciato la riunione. Per Haley i palestinesi di fronte hanno due opzioni: o incamminarsi lungo un “percorso di richieste assolutiste, retorica odiosa e incitamento alla violenza” o verso un “percorso di negoziazione e compromesso”. Quest’ultimo, ha detto l’ambasciatrice, “rimane aperto alla leadership palestinese se solo dovesse essere abbastanza coraggiosa da prenderla”. Riprendendo il discorso di Abbas, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – che nelle scorse ore ha scoperto che un ex stretto collaboratore, Shlomo Filber, ha deciso di testimoniare contro di lui in una delle indagini che coinvolgono il Premier – ha affermato che le parole del leader palestinese non sono “nulla di nuovo. Continua a fuggire dalla pace e continua a pagare i terroristi e le loro famiglie 347 milioni di dollari”.