“Israele, sogno realizzato”
Due ore e mezza di cerimonia, in grande stile come non si vedeva da tempo. Tutto ha funzionato ieri nel grande evento che a Gerusalemme ha aperto i festeggiamenti per i 70 anni d’Israele. Un anniversario celebrato in tutto il Paese, con iniziative e concerti da Haifa ad Eilat. E quello nella capitale, sottolineano oggi i media israeliani, è stato l’evento più grande e più costoso della giovane storia del Paese: 1.500 persone, tra cantanti, musicisti, ballerini, sbandieratori, hanno preso parte alla cerimonia. 6500 le persone tra il pubblico, quasi il doppio rispetto agli eventi passati. Durante la cerimonia sono state accese dodici fiaccole a rappresentare le dodici tribù di Israele.
This week marks 75 years since the #WarsawGhettoUprising
Few survived the inferno; some of their testimonies are presented here: https://t.co/Wes0ukUFpi pic.twitter.com/OhdBdVwhzv
— Yad Vashem (@yadvashem) 15 aprile 2018
Una delle torce è stata accesa dal Primo ministro Benjamin Netanyahu. La sua partecipazione ha modificato il protocollo ed è stata oggetto di discussione con il portavoce della Knesset Yuli Edelstein: questione poi rientrata ma che ha portato ad un vero scontro tra i due. Il tutto, almeno per il momento, è stato dimenticato grazie alla grande festa per i 70 anni della democrazia israeliana. “Tutte le altre nazioni che hanno affrontato l’esilio sono crollate, ma solo il popolo ebraico ha rifiutato di scomparire e non ha mai rinunciato al sogno di tornare a Sion”, ha dichiarato Netanyahu. “Alcuni cercano di spegnere la luce che proviene da Sion – ha continuato il Premier – Non accadrà”. Netanyahu ha detto che Israele è la patria di una comunità eterogenea di ebrei, ma anche di musulmani. E ha poi, in conclusione, ringraziato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele.
Ad accendere le altre undici torce, il celebre musicista Shlomo Artzi, gli attori Ze’ev Revach e Leah Koenig, il comandante del Palmach e poi ufficiale dell’esercito israeliano Yeshayahu Gavish; una imprenditrice Haredi nel settore HiTech, Racheli Ganot; Noam Gershuni, ex pilota di elicotteri da combattimento ferito durante la Seconda Guerra del Libano; Margalit Zinati, membro di un’antica famiglia ebraica che ha mantenuto la presenza ebraica in Galilea ininterrottamente dai tempi del Secondo Tempio; il leader spirituale druso Sheikh Mowafaq Tarif; Marcelle Machluf, preside della facoltà di biotecnologia e ingegneria alimentare del Technion; Aviezri Fraenkel, uno dei primi ricercatori israeliani di informatica; Mai Korman, studente di scuola superiore con problemi di udito che ha sviluppato un sistema di notifica unico che avvisa i genitori se hanno dimenticato di lasciare un bambino in macchina; e il linguista Avshalom Kor. Persone eterogenee che rappresentano a loro modo le diverse anime di una grande nazione.