Netanyahu: “Armi iraniane in Siria una minaccia per il mondo”
Da Nicosia – dove si sta tenendo il summit trilaterale Cipro-Grecia-Israele sul gasdotto East Med – il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è tornato a parlare della minaccia iraniana. “L’Iran invoca apertamente ogni giorno la nostra distruzione, l’eliminazione di Israele dalla faccia della terra, e pratica un’aggressione senza attenuanti contro di noi e contro chiunque altro nella regione. Ha una rete del terrore che è diffusa in tutto il mondo – ha affermato Netanyahu – Ora sta cercando di posizionare armi molto pericolose in Siria con lo scopo specifico di distruggerci. È nell’interesse di tutti prevenire questa aggressione iraniana”. “Penso che tutti riconoscano le intenzioni maligne dell’Iran – ha aggiunto – e che tutti riconoscano il diritto di Israele all’autodifesa, che in realtà è la nostra difesa comune”.
I think that everybody recognizes the malign intentions of Iran, and I think everybody also recognizes Israel’s right of self-defense, which is really our common defense pic.twitter.com/tdhQSlOsk8
— Benjamin Netanyahu (@netanyahu) 8 maggio 2018
E per il futuro degli equilibri mediorientali sarà centrale ascoltare cosa dirà il presidente Usa Donald Trump nelle prossime ore quando da Washington si pronuncerà sull’accordo iraniano: Trump dirà infatti se gli Stati Uniti rimarranno all’interno dell’accordo nucleare siglato con Teheran dalla precedente amministrazione. Secondo il New York Times, i diplomatici europei sono convinti che Trump ritirerà l’America dall’accordo, nonostante il tentativo di Francia e Germania (che invece vogliono mantenerlo così come Cina, Russia e Gran Bretagna) di convincerlo del contrario. “Il mantra dei negoziatori europei che si sono sforzati di mantenere l’accordo nucleare in vita – scrive il New York Times – è stato ‘to fix it, not nix it’ (aggiustarlo, non bocciarlo). Ma Trump ha affrontato il problema da una prospettiva diversa: sostiene che l’unica soluzione sia dare un colpo di spugna”. Soluzione auspicata dal Primo ministro Netanyahu ma non dal capo di Stato Maggiore d’Israele, Gadi Eizenkot, che in passato ha ripetutamente affermato che l’accordo “sta funzionando”: secondo Eizenkot, l’accordo ritarda gli sforzi iraniani ad ottenere un’arma di almeno un decennio se non di 15 anni. E altri ex ufficiali militari israeliani sono d’accordo con questa tesi.
Reuters scrive che l’Iran, per bocca del segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale Ali Shamkhani, ha fatto sapere che non rimarrà passivo se Trump lascerà l’accordo nucleare. Ma le contromosse di Teheran non sono ancora chiare. Intanto, prima di lasciare Cipro, Netanyahu ha detto: “Non stiamo cercando un’escalation [con l’Iran], ma ci stiamo preparando per ogni scenario. Diciamo la verità al pubblico, ma non è un motivo per andare nel panico”.