Israele-Giordania, lo strappo ricucito
I rapporti bilaterali tra Israele e Giordania, lo status quo nei luoghi sacri a Gerusalemme, i negoziati di pace con i palestinesi. Sono i tre temi discussi dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con il re giordano Abdullah II, nel corso di un incontro tenutosi ad Amman. Il vertice tra i due leader – definito “inatteso” dalla stampa israeliana – arriva a pochi giorni dalla missione nella regione del consigliere del presidente Usa Donald Trump per il Medio Oriente Jared Kushner e dell’inviato speciale Usa Jason Greenblatt, a cui è affidato il rilancio dei negoziati tra israeliani e palestinesi. Kushner e Greenblatt hanno in programma di visitare Giordania, Israele, Egitto e Arabia Saudita con in mano un piano di accordo che dovrebbe prevedere la costituzione di uno Stato palestinese a fianco di quello ebraico. Di questo progetto non sono ancora stati resi noti i dettagli ma per i palestinesi “è destinato a fallire”. Questo perché l’Autorità nazionale palestinese ha rotto i rapporti con l’amministrazione Trump dopo la decisione del presidente di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. E della capitale israeliana hanno discusso il premier israeliano e il re giordano: “Il Primo Ministro Netanyahu ha ribadito l’impegno di Israele a mantenere lo status quo nei luoghi santi di Gerusalemme”, spiega la nota dell’ufficio del capo del governo di Gerusalemme. Secondo quanto riportano le agenzie di stampa internazionali, il re Abdullah ha detto a Netanyahu che il destino di Gerusalemme deve essere determinato nei negoziati israelo-palestinesi, e che una soluzione dovrebbe essere basata sulla creazione di uno Stato palestinese, con Gerusalemme Est come capitale. La Giordania – che nel 1994 ha siglato un trattato di pace con lo Stato ebraico – ha un interesse specifico su Gerusalemme, essendo custode dei principali luoghi religiosi musulmani e cristiani all’interno della città vecchia. Da qui, le garanzie del premier Netanyahu che arrivano dopo mesi di tensione con Amman: l’uccisione, nel luglio scorso, di due cittadini giordani da parte di una guardia dell’ambasciata israeliana proprio ad Amman aveva rischiato di rompere i rapporti diplomatici tra i due paesi. Il re Abdullah II aveva poi percepito come un affronto la scelta di Netanyahu “di accogliere come un eroe” la guardia coinvolta nell’episodio quando quest’ultima era stata fatta tornare in Israele dopo 48 ore ad alta tensione. Mesi di lavoro diplomatico hanno ricucito lo strappo fino a portare al recente e inaspettato incontro (l’ultimo faccia a faccia risale al 2014). “Felici di vedere re Abdullah e il primo ministro Netanyahu riprendere gli incontri su questioni chiave. È molto importante per entrambi i paesi e per l’intera regione”, ha commentato Greenblatt.