Legge sulla nazione ebraica,
i ministri vogliono cambiarla
Una legge “fatta frettolosamente”. “Abbiamo commesso un errore e dobbiamo correggerlo”. Pochi giorni dopo la sua approvazione da parte della maggioranza di governo, la Legge fondamentale intitolata “Israele, Stato nazionale del popolo ebraico” è tornata in discussione ma questa volta a criticarla sono figure di primo piano della coalizione che l’ha votata: nelle scorse ore infatti il ministro delle Finanze Moshe Kahlon (leader del partito centrista Kulanu), intervistato dalla radio israeliana, l’ha definita una norma fatta “frettolosamente” a cui devono essere apportati dei correttivi. Sulla stessa linea il ministro dell’Educazione Naftali Bennett, del partito HaBayt HaYehudi (considerato più a destra del Likud del Premier Benjamin Netanyahu), che, dopo aver incontrato esponenti della minoranza drusa, ha dichiarato: “è ora chiaro che il modo in cui la Legge sullo Stato nazionale è stata promulgata è molto dannoso, soprattutto per loro (i drusi) e per chiunque abbia legato il proprio destino allo Stato ebraico”.
Dopo il voto della Knesset, i leader drusi israeliani, tra cui tre parlamentari, hanno presentato una petizione all’Alta Corte di Giustizia contro la legge, affermando che si tratta di un atto “estremo” che discrimina le minoranze del paese. Le loro voci rappresentano tutto lo spettro politico: i tre membri della Knesset sono infatti Hamed Amar del partito di destra Israel Beytenu, Akram Hasson di Kulanu, e dall’opposizione, Salah Saad del partito laburista. Tutti e tre, così come migliaia di drusi, hanno prestato servizio nelle forze di sicurezza israeliane (oltre l’80 per cento dei giovani di questa comunità sceglie di fare la leva) e sono stati attivi in organizzazioni sioniste. “Dopo aver costruito questa casa insieme agli ebrei, la Legge sullo Stato-nazione esclude la comunità dei drusi da quella stessa casa e la mette fuori dal recinto”, ha dichiarato il generale di brigata Amal Come’ad, che, intervistato da Yedioth Ahronoth, si è detto arrabbiato e deluso per il provvedimento della Knesset. “Incoraggiamo il fatto che Israele sia uno stato ebraico anche da prima della sua creazione e continueremo a farlo con o senza la legge”, ha proseguito l’ufficiale. Amare anche le considerazioni dell’ex membro della Knesset, Amal Nasser el-Din, presidente druso dell’associazione Yad Lebanim – dedicata alle famiglie dei soldati caduti – che ha perso suo figlio nel 1969, ucciso da dei terroristi mentre li stava inseguendo. “Sono molto arrabbiato. I decisori devono aver dimenticato che i drusi non sono nuovi qui, e dovrebbero vergognarsi di questa norma – ha affermato – Lo Stato ha conferito medaglie d’onore a 160 membri della nostra comunità. Tutti i leader di Israele ci hanno rispettato e ora siamo gettati ai cani, o anche peggio. La storia giudicherà chi ha votato a favore della legge, perché siamo gli unici che hanno resistito alla prova di tutte le guerre di Israele”.
Benny Begin, del partito al governo del Likud, nelle scorse ore ha esortato a non annullare la legislazione esistente, ma piuttosto modificarla e stabilire che tutti i cittadini israeliani godono di pieni diritti. Secondo i media israeliani, Netanyahu ha convocato una riunione di coalizione per discutere la norma ma non è disposto a modificarla.
Daniel Reichel