Israele-Gaza, una tregua instabile

Schermata 2018-08-10 alle 14.46.13Le autorità israeliane hanno annunciato la sospensione di tutte le restrizioni decise per tutelare la sicurezza della popolazione del Sud del Paese, oggetto degli attacchi provenienti dalla Striscia di Gaza. La decisione è arrivata a seguito di un cessate il fuoco siglato con Hamas, il movimento terroristico che in meno di 48 ore ha lanciato oltre 200 razzi contro le città israeliane nei pressi del confine con Gaza. Ora nella zona si respira una relativa calma ma Israele non si fida di Hamas, che in passato ha più volte violato le tregue stipulate. A Sderot, una delle città più bersagliate dai razzi dei terroristi palestinesi, già dalla scorsa notte molti residenti avevano comunque deciso di uscire e tornare a vivere la propria quotidianità. “Meritiamo di rilassarci un po’ – spiegava Shlomi Levy a Ynet di fronte a un bicchiere di birra – Mia moglie Alex ed io lavoriamo ogni giorno duramente in un’azienda high-tech e volevamo uscire il giovedì sera”. Alex ha raccontato di non essere andata a lavoro a causa della mancanza di sonno, dovuto al continuo lancio di razzi. Dall’altro lato, la coppia ha spiegato di non aver avuto problemi nel decidere di uscire la sera a Sderot. “Qui ci sono molti rifugi, quindi non c’è bisogno di spaventarsi”, ha dichiarato Alex. “Sono venuta qui per rompere la routine, per lasciare un po’ casa e l’agitazione, per sedermi fuori e mangiare. Siamo venuti con gli amici spontaneamente per allontanarci dalla situazione. Quando entriamo controlliamo se c’è un rifugio antimissile e dove dobbiamo correre se necessario” la testimonianza della diciottenne Shir Levy. E mentre i cittadini cercano di ritrovare la normalità del quotidiano, la politica studia il da farsi. “Capisco il desiderio del governo di avviare dei negoziati, ma Israele deve porre fine al terrore con l’assistenza militare. Questa guerra che si accende e che si spegne è malsana”, la posizione di Alon Davidi, sindaco di Sderot, che vorrebbe – come altri nel Sud – un intervento più duro contro Hamas, simile a quello del 2014. “Il rituale si sta ripetendo di nuovo. – la valutazione sul Times of Israel dell’analista militare Avi Issacharoff – Vediamo le riunioni urgenti del gabinetto del ministro della Difesa Avigdor Liberman (che molto tempo fa ha detto che il leader di Hamas Ismail Haniyeh sarebbe morto entro 48 ore dall’inizio del suo mandato) e del primo ministro Benjamin Netanyahu, che terminano tutte con una dichiarazione molto minacciosa contro il gruppo terroristico che governa la Striscia di Gaza – ma sostanzialmente riconoscono che non c’è molto da fare al riguardo.
La guerra non è una vera opzione in questa fase, – sostiene Issacharoff – e non sono possibili serie concessioni su Gaza senza risolvere il problema dei prigionieri israeliani a Gaza e dei prigionieri palestinesi in Israele”. La sensazione di essere in una situazione di stallo è condivisa da altri esperti, tra cui Amos Harel di Haaretz, che parla di un loop di violenza senza fine. Harel sottolinea poi come l’atmosfera nei pressi di Gaza sia tesa. “I razzi sono molto più pericolosi degli incendi provocati da aquiloni e palloni incendiari degli ultimi mesi. Forse la cosa peggiore di tutte sono le decine di sirene d’allarme che si accendono al culmine delle vacanze estive, quando i bambini sono a casa. Nei recenti fine settimana si è assistito a un esodo tranquillo dalle comunità di confine. Quando sono aumentate le notizie sulle intenzioni di Hamas di riscaldare le cose vicino alla barriera, molti residenti hanno preferito mantenere le distanza”. Sul fronte politico Harel, spiega poi che “nonostante le minacce contro Hamas, Israele non sta cercando una guerra nella Striscia. I leader politici sono preoccupati per le conseguenze dell’invio di fanteria e carri armati nel cuore di una zona densamente popolata, senza contare le proprie perdite. Si stanno chiedendo se, alla fine di una guerra del genere, la situazione sarebbe migliore di quella attuale”. La preoccupazione è anche rivolta al ruolo dei media internazionali, come dimostra l’ultimo scambio tra il ministero degli Esteri e la Bbc: il portavoce del ministero Emmanuel Nahshon, rispondendo ad un tweet che si collegava ad un articolo della BBC intitolato “L’aviazione israeliana uccide ‘una donna incinta e un bambino'”, ha definito il titolo “deliberatamente fuorviante! Israele ha reagito dopo il lancio di oltre 100 razzi contro il sud del paese, che hanno preso di mira e ferito i civili. Cambiatela immediatamente!”. Nahshon ha anche detto di aver chiesto all’ambasciata israeliana a Londra di presentare una denuncia scritta contro l’emittente.

d.r.