Riaperto il valico di Kerem Shalom “Gaza, la violenza non paga”
L’annuncio da parte dell’esercito della riapertura del valico di Kerem Shalom, al confine tra Israele e Gaza, e dell’ampliamento della zona di pesca per i palestinesi della Striscia sono al centro di un dibattito politico che potrà incidere sulle future elezioni israeliane. A dare il via libera ai due provvedimenti dopo quattro giorni di calma nel Sud del Paese, il ministro della Difesa Avigdor Lieberman, d’accordo con il Primo ministro Benjamin Netanyahu. “Quando i cittadini israeliani godono di tranquillità e sicurezza, ci guadagnano anche i residenti di Gaza – l’avvertimento del ministro Lieberman – La calma paga, la violenza no”. 800 camion hanno iniziato nelle scorse ore a portare a Gaza beni di prima necessità per dare respiro all’enclave sotto controllo del movimento terroristico di Hamas. Questo momentaneo cessate il fuoco potrebbe essere la prima fase per raggiungere una tregua più stabile, a cui stanno lavorando da mesi l’ufficio del Primo ministro Netanyahu e il presidente egiziano al-Sisi, con il Cairo a fare da mediatore con Hamas. Entrambi i paesi hanno interesse a mantenere la calma a Gaza e vedono come obiettivo finale una demilitarizzazione della Striscia. La strada diplomatica non è però priva di ostacoli per Netanyahu – oltre all’inaffidabilità di Hamas -, tra cui quelli politici interni: il ministro dell’Educazione Naftali Bennett ha definito un “premio al terrorismo” l’apertura del valico di Kerem Shalom e ha annunciato che voterà contro ogni accordo di lungo periodo di Hamas. “Bennett ha presentato una soluzione diversa sul fronte della sicurezza: – scrive Amos Harel, analista militare di Haaretz – Un attacco a Hamas che comporta un certo grado di rischio, ma che a suo parere non richiederebbe un’offensiva di terra all’interno della Striscia di Gaza. Per ora la sua è una posizione di minoranza e la proposta è ritornata nel cassetto. Ma se l’accordo dovesse fallire, il suo piano tornerà ancora una volta sul tavolo, e Bennett sarà in grado di dire, ‘ve l’avevo detto’, come è successo quattro anni fa con i tunnel di Gaza. Si tratta di una questione che sicuramente verrà sollevata durante la campagna elettorale”. Le elezioni israeliane sono previste per novembre 2019 ma potrebbero essere anticipate da Netanyahu per questioni di equilibri interni alla maggioranza. Qualsiasi sarà la data, rilevano gli analisti israeliani, la scelta sul cessate il fuoco con Hamas peserà molto alle urne, in positivo o in negativo, a seconda di cosa accadrà a Gaza. Qui il ruolo dell’Egitto sarà centrale: Israele, per la sua sicurezza, non può permettersi un Hamas forte ma attualmente il movimento è riuscito a guadagnarsi il ruolo di controparte al tavolo dei negoziati; il Cairo avrà il compito di disinnescare la sua influenza militare, per il bene della popolazione di Gaza ma non solo.
Daniel Reichel