La Siria senza gli Stati Unitiun pericolo per Israele
Anche senza gli Stati Uniti in Siria, Israele “continuerà ad agire in modo molto aggressivo contro il tentativo dell’Iran di radicarsi in Siria”. “Non intendiamo ridurre i nostri sforzi. – ha avvisato il Primo ministro Benjamin Netanyahu nelle scorse ore, parlando a margine di un vertice con Cipro e Grecia – Li intensificheremo, e so che lo faremo con il pieno sostegno e l’appoggio degli Stati Uniti”. La decisione di Trump di abbandonare la Siria non è una buona notizia per Israele: l’annuncio della Casa Bianca significa che gli Stati Uniti stanno lasciando a Russia e Iran, e in certa misura Turchia, la possibilità modellare il nuovo ordine che si formerà in Siria alla fine della guerra civile, scrive l’analista Ron Ben-Yishai su Yedioth Ahronoth.
Does the USA want to be the Policeman of the Middle East, getting NOTHING but spending precious lives and trillions of dollars protecting others who, in almost all cases, do not appreciate what we are doing? Do we want to be there forever? Time for others to finally fight…..
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 20 dicembre 2018
Trump ha twittato che gli Stati Uniti non faranno la parte dei poliziotti del Medio Oriente e che spetta ad altri combattere ora l’Isis in Siria. “Come risultato, l’Iran consoliderà più facilmente la sua posizione in Siria e l’influenza di Putin in Medio Oriente, compreso l’Iraq, crescerà. I curdi siriani, che stanno perdendo l’appoggio di un protettore e consigliere (gli Usa), dovranno cercare rifugio tra le braccia di Assad mentre, una volta che le forze statunitensi lasceranno l’area, la Turchia sarà libera di attaccarli a piacimento”. “Questo ritiro erode lo status degli Stati Uniti come potenza mondiale così come la influenza in Medio Oriente. I russi vogliono i consiglieri militari americani fuori dalla Siria in modo che Washington non possa chiedere una parte del bottino una volta finita la guerra civile”, l’analisi di Ben-Yishai, che aggiunge: “Peggio del peggio, gli Stati Uniti saranno percepiti come se abbandonassero gli interessi dei suoi alleati in Medio Oriente, non solo di Israele e Giordania, ma anche dell’Arabia Saudita, considerata la protettrice dei musulmani sunniti in Siria. Inoltre, ritirando le sue forze, Washington sta perdendo una carta negoziale nei loro rapporti con la Russia”. Per parte sua il presidente russo Vladimir Putin nelle scorse ore, davanti a 1500 giornalisti, ha detto che “Donald ha ragione” nel dire che l’Isis è stato sconfitto ma “non vediamo segnali di ritiro delle truppe americane, ma ammettiamo che questo è possibile, soprattutto dal momento che stiamo percorrendo la via di una soluzione politica”. “La presenza delle forze Usa non è necessaria”, le parole di Putin.
L’inviato israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha invece espresso preoccupazione per la mossa americana. Denunciando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la minaccia delle gallerie costruite dai terroristi di Hezbollah nel Sud del Libano, l’ambasciatore israeliano ha detto che Israele rispetta la decisione del suo alleato, ma rimane preoccupata per la situazione in Siria.
dr