“Rapporto ostile, ingannevole e parziale” Israele risponde alle Nazioni Unite
Israele respinge categoricamente quanto affermato in un’inchiesta dell’ONU legata alla risposta dei soldati israeliani nei disordini sul confine con Gaza, iniziati nel marzo dello scorso anno. “Ostile, ingannevole e parziale”, la definizione che hanno dato le autorità israeliane del rapporto delle Nazioni Unite che arriva a parlare di presunti crimini contro l’umanità compiuti dall’esercito. “Israele rifiuta completamente il rapporto”, la risposta netta del ministro degli Esteri Israel Katz. “Nessuna istituzione può negare il diritto di autodifesa di Israele e il suo dovere di difendere i propri abitanti e confini da attacchi violenti”. Per il ministro dell’istruzione Naftali Bennett “è difficile immaginare come l’ONU possa cadere ancora più in basso. Alternare lo scusare il terrore all’ignorarlo significa deludere le democrazie e sostenere dittatori e tiranni”.
La commissione Onu – organizzazione che prende costantemente Israele di mira – sostiene che la maggior parte dei manifestanti palestinesi che sono stati uccisi dalle forze israeliane -154 su 183 persone – erano disarmati. Il gruppo ha raccomandato che i membri dell’ONU prendano in considerazione l’imposizione di sanzioni individuali, come il divieto di viaggio o il congelamento dei beni, per quelli che reputa responsabili. “Il rapporto si basa su dati distorti, senza alcun tentativo di verificare i fatti. L’intero scopo del rapporto è quello di demonizzare l’unica democrazia in Medio Oriente e di compromettere il diritto di Israele di difendersi da un’organizzazione terroristica omicida”, ha affermato Katz che ha accusato l’organizzazione terroristica di Hamas – che ha gestito le manifestazioni – di aver portato i residenti di Gaza, “comprese donne e bambini, davanti recinzione di sicurezza”.
Intanto, a poche ore dall’annuncio della decisione del procuratore generale Mandelblit sui casi in cui il Premier Benjamin Netanyahu è indagato, il Likud (partito del Primo ministro) ha presentato una mozione alla Corte Suprema per impedire che l’annuncio venga fatto prima delle elezioni del 9 aprile, con la motivazione che avrebbe un impatto ingiusto sulle prospettive di rielezione di Netanyahu. Secondo i quotidiani israeliani, il procuratore annuncerà la sua intenzione di rinviare a giudizio Netanyahu per tutti e tre i casi in cui è coinvolto. In particolare dovrebbe accusare il leader del Likud di frode e violazione della fiducia nel caso 1000 e nel caso 2000, e di corruzione nel caso 4000.
Netanyahu è sospettato di aver ricevuto favori e regali dal produttore di Hollywood Arnon Milchan (il caso è noto in Israele come tiq 1000) e di aver promesso a Noni Mozes, proprietario del più diffuso quotidiano israeliano – Yedioth Ahronoth – favori sul fronte editoriale in cambio di una linea più morbida del giornale nei suoi confronti (tiq 2000). Mandelblit dovrà decidere anche se bisogna procedere contro Netanyahu nel caso 4000, in cui il premier è sospettato di aver preso decisioni normative che hanno avvantaggiato Shaul Elovitch, l’azionista di controllo di Bezeq, la più grande azienda di telecomunicazioni del paese, in cambio di una copertura positiva dal sito di notizie Walla di Elovitch.