Dvora e una carta per dare la vita
Adi (Ehud) Ben Dror era un giovane di Petah Tikva, sano e pieno di vita. A 26 anni si ammalò improvvisamente: aveva un problema ai reni che si deteriorò velocemente fino a diventare un’insufficienza renale terminale. Per due lunghi anni fu curato con la dialisi, in attesa di una telefonata che annunciava che finalmente era stato trovato un rene idoneo al trapianto. Il tempo in questo caso fu fondamentale: il rene fu trovato e il trapianto eseguito ma il corpo di Adi era debole, una complicazione lo portò via dopo due mesi. Suo malgrado, Adi si era reso conto di quanto fosse complicato il sistema delle donazioni in Israele. Parlando con i genitori, Dvora e Shmuel Ben Dror, e con gli amici, espresse l’idea di far firmare una dichiarazione sulla loro disponibilità a donare i propri organi dopo la morte. Con la sua scomparsa, quest’idea divenne una dichiarazione d’impegno per i suoi genitori e nell’ottobre del 1978 fu creata l’Associazione Adi, che rappresentò un punto di svolta per la consapevolezza della donazione di organi in Israele. Il pubblico iniziò a firmare la carta dei donatori Adi, grazie all’inesauribile dei genitori del giovane, Shmuel e Dvora. In gennaio Dvora, all’età di 93 anni, è morta e qualche articolo in ebraico l’ha ricordata. Forse troppo poco per una donna che assieme al marito ha dato vita all’Associazione per la promozione dei trapianti in Israele: una realtà che dal 1989 è entrata a far parte del Centro Nazionale per i Trapianti di organi del ministero della Salute israeliano e che gestisce un database informatizzato dei residenti israeliani che hanno dichiarato di essere disposti a donare organi dopo la loro morte. Dal 2019, circa il 14% della popolazione adulta di Israele è registrata nel database dell’associazione e ha quindi la famosa Adi Card: una carta che si ha firmando espressamente per donare alcuni dei propri organi dopo la morte, al fine di trapiantare organi e tessuti, se necessario, nei pazienti. La donazione però è subordinata al consenso della famiglia, anche se la carta Adi è firmata. Chiunque firmi per avere una tessera ADI ha diritto a entrare in una lista che permette di avere una priorità nel caso in cui dovesse aver bisogno di un trapianto. “La firma sulla carta è solo un piccolo gesto aveva detto il Presidente d’Israele Shimon Peres, tra i firmatari e sponsor di questa iniziativa ma il suo potenziale ha conseguenze di portata enorme”. Su questo fronte però Israele deve ancora migliorare. “Nonostante un’assistenza sanitaria ben organizzata, la percentuale di donazioni di organi da defunti è costantemente bassa rispetto alla maggior parte degli altri paesi occidentali”, spiegano in un paper Tamar Ashkenazi, Jacob Lavee e Elham Moradi, legando il problema anche a questioni religiose. Per gli ebrei religiosi è stata introdotta una carta ad hoc ma, spiegano gli esperti, c’è comunque un problema di bassa alfabetizzazione medica su questo tema. Per cui l’impegno nel nome di Adi è ancora da portare avanti.