Bibi e le trattative per il nuovo governo
Secondo i quotidiani israeliani, è a buon punto la formazione del prossimo governo d’Israele. Una fonte coinvolta nei negoziati per la creazione della coalizione ha infatti affermato all’emittente Kan che sono stati fatti progressi significativi. Il ministro Yariv Levin, braccio destro del Primo ministro Benjamin Netanyahu, incontrerà sabato sera il leader di Yisrael Beiteinu Avigdor Lieberman e i rappresentanti dei partiti religiosi Shas, Yahadut HaTora e dell’Unione dei partiti di destra. Lieberman vuole il ministero della Difesa per sé, dopo averlo occupato nella scorsa legislatura prima di dimettersi in polemica con Netanyahu per questioni legate a Gaza. Alti funzionari ddi Yisrael Beiteinu hanno detto che i colloqui tra Netanyahu e Lieberman si sono svolti in una buona atmosfera e la fiducia tra i due si starebbe rafforzando, in particolare in merito alla gestione della questione sicurezza e della Striscia di Gaza. Su altri punti, come il tema legato alle pensioni, i colloqui procedono e si sviluppano. Tuttavia, Yisrael Beiteinu ha ribadito la sua posizione sul disegno di legge sulla coscrizione obbligatoria legata agli studenti delle scuole religiose: Lieberman e i suoi (5 seggi in totale) vogliono l’adozione del provvedimento e dicono che i partiti religiosi dovranno accettare la legge esattamente nella stessa forma con cui è stata adottata dalla Knesset in prima lettura.
Intanto, il Procuratore generale Avichai Mandelblit ha reso noto di aver accettato di rinviare di quasi tre mesi l’udienza a carico di Netanyahu in merito all’incriminazione per tre casi penali che lo coinvolgono. L’udienza era stata fissata per il 10 luglio ma ora si terrà il 2-3 ottobre, ha annunciato Mandelblit. Gli avvocati di Netanyahu avevano chiesto una proroga di una anno ma il procuratore ha spiegato che “non vi è alcuna giustificazione per fissare l’udienza a un anno dalla raccolta del materiale di indagine, perché nuocerebbe al vitale interesse pubblico il più presto possibile di prendere una decisione nei casi”, scrive Mandelblit. “Nelle circostanze attuali, non c’e’ alcuna giustificazione per questo.”