Rivlin: “Bds non cerca la pace,
non ha niente di progressista”

Schermata 2019-06-20 alle 11.01.40Il movimento di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele “non cerca la pace, e nemmeno di aiutare i nostri vicini palestinesi. Cerca di delegittimare l’esistenza stessa di Israele e dobbiamo usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per sconfiggerne l’odio e la discriminazione”. Parlando a Gerusalemme a una conferenza dedicata al tema della minaccia Bds, il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha sottolineato come non si tratti di un movimento per i diritti dei palestinesi ma di un’iniziativa volta a negare a Israele il diritto di esistere. “Dobbiamo smascherare le moderne calunnie diffuse dal Bds”, ha detto Rivlin alla conferenza organizzata dal ministero degli Affari Strategici guidato da Gilad Erdan. Per il presidente bisogna fare attenzione a tutte le forme di antisemitismo: “dobbiamo essere uniti contro le crescenti minacce dell’antisemitismo, sia di sinistra che di destra, e dell’Islam radicale”. “Troppo spesso la sinistra cerca di nascondere il suo antisemitismo sotto le sembianze dell’antisionismo. – le sue parole – Cercano di presentare la loro campagna per boicottare Israele come ‘progressista’. Ma non c’è niente di progressista nell’odio. Non c’è niente di progressista nell’antisemitismo”. Allo stesso tempo, Rivlin ha avvertito che l’attenzione deve rimanere alta anche sull’altro fronte: “dobbiamo mostrare tolleranza zero per l’antisemitismo di destra, anche quando viene da coloro che affermano di ammirare Israele. Ammirano Israele ma non amano troppo gli ebrei”. Gerusalemme, ha proseguito Rivlin, è disposta ad ascoltare le “critiche legittime” che derivano da una vera preoccupazione per la sua sicurezza e il suo benessere, soprattutto quando viene espressa dagli ebrei della Diaspora. Il governo israeliano “deve fare un lavoro migliore per ascoltare le vostre preoccupazioni”, ha detto ai partecipanti, provenienti da 30 paesi diversi. Ma non c’è spazio per chi delegittima.
Intanto sul fronte internazionale, confermata l’assenza di rappresentanti del governo d’Israele alla conferenza economica che si aprirà il 25 giugno in Bahrein incentrata sulle conseguenze economiche del conflitto israelo-palestinese. Un summit considerato un passo fondamentale per il piano di pace a cui sta lavorando da tempo l’amministrazione americana, e in particolare il genero di Donald Trump, Jared Kushner. La decisione di non inviare rappresentanti israeliani in Bahrain è stata presa in coordinamento tra Israele e Stati Uniti, ha detto un funzionario dell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ai media locali. A diversi giornalisti israeliani è stato invece confermato l’accredito per la conferenza. Per parte sua, l’Autorità Palestinese ha invece scelto di boicottare apertamente l’incontro in Bahrein in polemica con Washington, e le organizzazioni imprenditoriali palestinesi hanno rifiutato l’invito degli Stati Uniti a partecipare. Emirati Arabi Uniti, Qatar e Arabia Saudita hanno annunciato già a maggio che parteciperanno alla conferenza di Manama mentre nelle scorse ore si sono aggiunti Giordania, Egitto e Marocco.

dr