50 miliardi per rilanciare la pace
Secondo la Banca Mondiale il tasso di disoccupazione registrato nei territori palestinesi si attesta attorno al 31 per cento (dati del 2018). Se si considera solo Gaza, la percentuale sale al 52. Cisgiordania e Gaza sono al 116° posto su 190 economie nella classifica “Ease of doing business”, che indica la facilità con cui si può svolgere attività imprenditoriale nei diversi paesi. L’arretratezza dell’economia palestinese è un elemento noto e su questo sta puntando l’amministrazione americana per tracciare un nuovo percorso che porti a un negoziato di pace tra israeliani e palestinesi. 50 miliardi di dollari da investire tra Gaza e Cisgiordania per creare nuove infrastrutture e occupazione: è quanto promette l’ambizioso progetto economico svelato nelle scorse ore dalla Casa Bianca e frutto del lavoro del genero del presidente Usa, Jared Kushner. L’iniziativa, che richiede un mix di finanziamenti pubblici e privati e intende creare almeno un milione di nuovi posti di lavoro per i palestinesi, sarà presentata a una conferenza di due giorni in Bahrein dedicata proprio al tema palestinese.
Il piano decennale prevede progetti per un valore di 27,5 miliardi di dollari in Cisgiordania e Gaza, mentre altri andrebbero nelle casse di Egitto (9,1), Giordania (7,4) e Libano (6,3). I progetti previsti includono diversi settori, dalla sanità all’istruzione, dall’energia all’high tech fino a turismo e agricoltura. L’idea è di creare un fondo di investimenti che si occupi di amministrare le finanze messe a disposizione da Stati Uniti, paesi arabi, e altri possibili investitori. Nell’idea di Kushner, si tratterebbe di realizzare un progetto simile al Piano Marshall che permise all’Europa di ricostruirsi dopo la Seconda guerra mondiale. In questa prima parte di progetto non si toccano temi politici: non si parla di Stato palestinese, di rifugiati o di Gerusalemme.
“Il piano non può passare perché pone fine alla causa palestinese”, ha commentato il leader dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas, bocciando subito l’iniziativa che sarà presentata in Bahrein. “Non parteciperemo a questo workshop, – ha detto Abbas in riferimento alla due giorni nel paese del Golfo – il motivo è che la questione economica non dovrebbe essere discussa prima di quella politica, finché non c’è una questione politica, non ci occupiamo di alcuna questione economica”.
Da parte israeliana non ci sono stati commenti in merito alla pubblicazione del piano. Non ne ha parlato il Primo ministro Benjamin Netanyahu che in queste ore ha incontrato il Consigliere per la Sicurezza Usa John Bolton con cui ha discusso della minaccia iraniana. Netanyahu ha ringraziato gli Stati Uniti per le nuove sanzioni comminate contro Teheran e ribadito le sue critiche all’accordo nucleare voluto dal predecessore di Trump, Barack Obama. “Coloro che descrivono le azioni recenti (dell’Iran) come la scossa del nido di un calabrone vivono su un altro pianeta. In realtà, l’unica cosa che è cambiata per noi che viviamo in Medio Oriente non è che l’Iran stia attaccando i suoi vicini o perpetrando sfacciatamente aggressioni assurde. La novità è che ora, grazie alle paralizzanti sanzioni americane, l’Iran sta affrontando una pressione economica senza precedenti come risultato della sua aggressione. Sono stato quindi lieto di sentire il Presidente Trump affermare chiaramente che le pressioni continueranno e aumenteranno”, ha dichiarato Netanyahu. Niente sul “Piano del secolo”, come è stato definito il progetto portato avanti da Kushner. Questo perché, secondo Yedioth Ahronoth, il piano ha degli elementi che il governo di Gerusalemme ritiene irricevibili. Tra questi, per questioni di sicurezza, l’idea di collegare la Cisgiordania e Gaza con una moderna rete di trasporti, compreso un servizio ferroviario ad alta velocità. “Il collegamento tra Gaza e la Cisgiordania, come suggeriscono gli americani nel loro piano, sta facendo vedere rosso alla leadership israeliana. – scrive Itamar Eichner – Per anni, il governo israeliano si è assicurato di tenere divisa la popolazione palestinese di Gaza dalla Cisgiordania e ha rifiutato qualsiasi tentativo di collegare le due aree attraverso tunnel, ponti, treni o strade”.
Diversi analisti ritengono il progetto troppo ambizioso e in molti si chiedono da dove arriveranno i 50 miliardi di dollari annunciati. Per Nora Landau, giornalista di Haaretz, questa parte economica rappresenta più una visione che un progetto concreto: un modo per dire ai palestinesi, questo è ciò che vi state perdendo. “L’intero concetto, come Greenblatt (Jason, rappresentante Usa per il Medio Oriente) stesso ha detto più volte in passato, è quello di presentare una ‘visione’ ai palestinesi.- scrive Landau – L’intento, ha detto, era quello di trasmettere un messaggio al popolo palestinese e alla sua leadership: se si raggiunge un accordo politico, ecco cosa potrebbe accadere, ecco le tante grandi cose di cui i palestinesi potrebbero beneficiare. E se non si raggiunge un accordo, ha affermato Greenblatt, l’intenzione è che comprendano meglio il conflitto, per consentire alla gente di sognare, ciò che si potrebbe fare per sostituire la situazione attuale. In altre parole, il piano dovrebbe essere analizzato come una proposta narrativa per un futuro migliore piuttosto che una descrizione del prossimo futuro. I funzionari statunitensi sono stati attenti a notare che la sezione economica è solo una delle due parti del piano, e che la sua parte politica sarà presentata dopo le elezioni israeliane del 17 settembre”.
dr