Il ministro degli Esteri del Bahrain
“Pronti a dialogare con Israele
Un errore l’assenza palestinese”

Schermata 2019-06-27 alle 14.02.06Un’apertura importante verso Israele quella del ministro degli Esteri del Bahrein Sheikh Khalid bin Ahmed Ahmed Al-Khalifa. In un’intervista al giornalista di Arutz 13 Barak Ravid e in un’altra al Times of Israele, Al-Khalifa ha dichiarato: “Avete fatto la pace con l’Egitto e la Giordania e qualche tipo di intesa con i palestinesi. […] Israele è un paese del Medio Oriente. Fa parte del patrimonio di questa regione. Il popolo ebraico ha un posto tra noi. Pertanto, la comunicazione deve essere un prerequisito per risolvere tutta la controversia. Dovremmo parlare”, le parole del ministro del Bahrain, paese che non ha rapporti ufficiali con Israele e per questo molto significative. “Israele accoglie con favore la decisione del ministro degli Esteri del Bahrain di condividere apertamente le sue opinioni con i giornalisti israeliani, ed è incoraggiato dai commenti positivi che sono stati espressi nell’intervista, offrendo la speranza di legami bilaterali più stretti e di un futuro pacifico per la nostra regione”, il commento del ministero degli Esteri israeliano alle parole di Al-Khalifa, intervistato a margine della Conferenza “Peace to Prosperity” organizzata dalla Casa Bianca a Manama e incentrata su un piano per risollevare l’economia palestinese. Secondo Al-Khalifa i rappresentanti politici palestinesi hanno sbagliato a rifiutare di partecipare alla Conferenza. “È sempre un errore non presentarsi ad ogni possibilità… per alleviare la vita e i problemi delle persone. Ed è sempre un errore perdere un’occasione per raggiungere la pace. Sì, questo è un workshop economico. Sì, questo non ha nulla a che fare con il piano di pace (politico) che gli Stati Uniti proporranno. Ma questa era un’opportunità e volevamo vederli qui, ma hanno scelto di non venire”. Dall’altro lato il capo della diplomazia del Bahrein ha spiegato di capire la posizione della leadership palestinese: “sono responsabili delle proprie questioni. Ma penso che questo workshop sia molto importante per la regione. È il nuovo grande evento dopo il vertice di Camp David, quando il presidente Sadat visitò Israele e poi raggiunse un accordo di pace. Da allora, la pace con i palestinesi e con il resto del mondo arabo, a parte Egitto e Giordania, non è stata raggiunta. Questa è la prossima grande mossa che, se sostenuta da tutte le parti in conflitto, avrà una possibilità di successo”. Rispetto alla normalizzazione dei rapporti con Israele, a differenza che in passato, il rappresentante del paese del Golfo sembra non farlo direttamente dipendere da un accordo di pace con i palestinesi. “L’opinione pubblica israeliana – afferma – deve avere fiducia nel fatto che ci sono paesi della regione che vogliono raggiungere la pace e incoraggiano i palestinesi a farlo. E vogliamo che gli arabi sentano che Israele è un paese che appartiene a quest’area. Possiamo non avere la normalizzazione dei rapporti o relazioni diplomatiche, ancora, ma sappiamo che è un Paese che esiste e che la sua gente vuole la pace”.
Nella regione l’altro grande obiettivo comune, o meglio minaccia comune, che lega Israele e Bahrain è l’Iran. E non è un caso se questo è il punto su cui Al-Khalifa risponde in maniera più articolata e conferma il diritto a difendersi dello Stato ebraico: “L’Iran è una grave minaccia per la sicurezza e la stabilità della regione. Non voglio usare la parola Iran. È la Repubblica islamica. È questo regime che ha cambiato tutte le dinamiche. Avevamo una disputa con l’Iran quando cercavano di reclamare il nostro paese, ma poi hanno capito che non era possibile. Così l’hanno accettato e sono diventati alleati. – le parole del ministro – Non è durato a lungo. E poi, dopo la rivoluzione, hanno sollevato di nuovo quelle rivendicazioni, ma con il mantello della religione e della setta. È una cosa molto pericolosa e molto tossica. Anche questo ha influenzato la disputa arabo-israeliana. Abbiamo sempre saputo cosa dobbiamo affrontare, ma quando si tratta di cambiare tutte le regole del gioco con un giocatore esterno come la Repubblica islamica e sostenere le milizie e minacciare la sicurezza dei paesi e la stabilità e l’acquisizione di alcuni paesi – questo dà a qualsiasi paese, compreso Israele, il diritto di difendersi da questa aggressione. Perché sappiamo che se fosse stato lasciato agli arabi e agli israeliani, saremmo stati molto più vicini alla pace oggi. Ma l’Iran sta esacerbando la questione con denaro, armi e soldati per le milizie”.

dr