Israele, nuove alleanze
sullo scacchiere politico 

governo israeleUn piano per la costruzione di 700 unità abitative per i palestinesi nell’Area C in Cisgiordania, sotto il pieno controllo civile e di sicurezza d’Israele. Ad averlo proposto al suo gabinetto, il Primo ministro Benjamin Netanyahu. Finora, spiega il quotidiano Yedioth Ahronoth, non sono state prese decisioni in merito al progetto anche se nessuno dei ministri ha annunciato obiezioni alla proposta. “L’attuale cambiamento nella politica di Netanyahu – prosegue il quotidiano israeliano – sembra essere il risultato delle pressioni dell’amministrazione statunitense per far progredire i progetti abitativi palestinesi nell’Area C”. Un’area, riporta l’emittente televisiva Kan – la prima a dare la notizia del piano -, in cui raramente vengono concessi ai palestinesi permessi per costruire. Secondo diversi media, il motivo di questo passo sarebbe da ricondurre all’imminente arrivo di Jared Kushner, genero del presidente Usa Donald Trump, che sarà in Israele per discutere il capitolo economico del suo piano di pace in Medio Oriente, presentato a giugno in Bahrain. La proposta di Netanyahu sarebbe quindi una dimostrazione di apertura da parte di Gerusalemme verso il più ampio progetto americano. I leader degli insediamenti israeliani in Cisgiordania hanno protestato nelle scorse ore e il numero cinque del Likud, Gideon Sa’ar, ha sottolineato che nulla è stato deciso e che l’esecutivo deve impegnarsi a contrastare le costruzioni illegali palestinesi nell’area C. Sa’ar, intervistato dalla radio dell’esercito, è intervenuto su un altro tema discusso in queste ore in Israele: le alleanze politiche in vista delle elezioni di settembre. Commentando la nuova unione tra il partito guidato da Ayelet Shaked (la Nuova Destra) e quello di Rafi Peretz e Bezalel Smotrich (Unione dei Partiti di Destra), Sa’ar ha rilanciato le proteste del Likud rispetto all’accordo, considerato monco: mancano infatti, secondo Sa’ar, all’appello gli altri partiti della destra oltranzista, in particolare Otzma Yehudit ma anche Zehut e il partito Noam, la cui campagna si basa nel contrastare i diritti LGBT. Il Likud auspica che tutti questi partiti più piccoli si uniscano in modo da non disperdere i voti della destra e garantire il numero maggiore di seggi alle prossime elezioni.
Intanto ad essersi nuovamente uniti sono i quattro partiti arabi, che sperano di invertire la tendenza delle ultime elezioni in cui si è registrata una bassissima affluenza nel settore arabo (il 20 per cento della popolazione israeliana). Sul fronte della sinistra, ha stupito la scelta invece della numero due del partito laburista Stav Shaffir, che ha deciso di correre con la nuova compagine che unisce l’ex Primo ministro Ehud Barak al partito Meretz, guidato da Nitzan Horowitz. Secondo i sondaggi, i tre insieme riuscirebbero a raggiungere 10 seggi, sottraendoli in gran parte al partito laburista guidato da Amir Peretz. “Consiglio a tutti di ricordare cosa diceva Peres dei sondaggi, paragonandoli a un buon profumo. Può avere un buon odore, ma non devi bertelo”, ha detto Peretz in una recente intervista, sottolineando che da qui a settembre molto cambierà. La sua speranza è di recuperare la fiducia degli elettori strada facendo e di proporsi come unico rappresentate della sinistra dopo aver rifiutato di unirsi a Barak e Meretz. Per altre unioni e colpi di scena, c’è in ogni caso ancora tempo, seppur poco: il Primo agosto, data ultima per presentare le liste. E poi si entrerà nel vivo della campagna elettorale.