Netanyahu in cerca di una coalizione

Schermata 2019-09-26 alle 13.40.22“Farò ogni sforzo per stabilire l’unico governo possibile per Israele in questo momento: un ampio governo di unità nazionale”. La promessa è di Benjamin Netanyahu, leader del Likud e Premier uscente d’Israele a cui il Presidente Reuven Rivlin ha affidato l’incarico di formare il nuovo governo. Una missione complicata visto che il partito Kachol Lavan con cui Netanyahu ha annunciato di voler costruire l’esecutivo ha messo un veto proprio su di lui: per l’ex generale Benny Gantz non è possibile sedersi “in un governo guidato da un premier che deve fronteggiare accuse gravissime”. Il riferimento è ai procedimenti a carico di Netanyahu che nelle prossime settimane (il 2 ottobre la sua audizione davanti al procuratore generale, che il capo del Likud ha chiesto che sia trasmessa in diretta perché “non ho nulla da nascondere”) potrebbe essere incriminato per corruzione. Per questo Gantz, secondo i media israeliani, ha rifiutato la proposta mediata dal Presidente Rivlin di alternarsi alla guida del governo con Netanyahu: la previsione della rotazione con il capo del Likud Premier prima e quello di Kachol Lavan dopo non è stata accettata dall’ex generale che ora attende le mosse di Netanyahu, che al momento conta sul sostegno di 55 parlamentari. Ma i sei restanti saranno difficili da trovare. “Non ho accettato sapendo che ho un’alta probabilità di formare un governo, ma piuttosto sapendo che la mia incapacità di farlo è un po’ più piccola dell’incapacità di Gantz, dato che siamo entrambi incapaci di formare un governo insieme”, le parole di Netanyahu che non fanno ben sperare per una veloce risoluzione del problema di dare un governo a Israele. Lui punta comunque, almeno nelle dichiarazioni pubbliche, a un governo di unità: “Dobbiamo unire la nazione, per sanare le fratture perché ci troviamo di fronte a tre grandi sfide”. Ovvero, quella della sicurezza, in particolare con la minaccia iraniana, quella economica e quelle territoriale, in riferimento alla “grande opportunità” di stabilire i confini del paese quando il presidente Donald Trump presenterà il suo piano di pace in Medio Oriente.