Gerusalemme – La necessità del ritorno
Il 16 ottobre qui in Israele è d’uso andare a Yad Vashem alla commemorazione annuale della retata nel ghetto di Roma. È un appuntamento importante, molto sentito, ed è entrato nel calendario degli italkim, gli israeliani di origine italiana. Quest’anno però, la data cade proprio nel mezzo di Sukkot, fra le feste ebraiche autunnali quella più allegra: non il momento più adatto per una commemorazione istituzionale. L’Istituto Italiano di Cultura e la Hevrat Yehudei Italia hanno quindi optato per un programma alternativo, più intimo e dal contenuto culturale di alto livello, e hanno portato a Gerusalemme lo scorso sabato sera il monologo “13419 – La necessità del ritorno”, scritto diretto e interpretato da Roberto Attias, alla presenza dell’ambasciatore Gianluigi Benedetti e del professor Sergio della Pergola, presidente della Chevrà.
Oltre alla indiscutibile bravura sul palco di Attias, e al testo che fa scendere il protagonista e gli spettatori nell’inferno delle leggi razziali a poco a poco, il monologo descrive con lucidità uno dei punti nevralgici della tragedia degli ebrei d’Italia durante e dopo il fascismo, e cioè la quasi assoluta mancanza di “din ve-cheshbon”, la presa di responsabilità per i propri atti, da parte di quegli italiani che del fascismo furono sostenitori attivi e di conseguenza aguzzini diretti o indiretti degli ebrei e altri perseguitati dal regime. Questo è uno spettacolo che dovrebbe esser portato in scena in Italia ciclicamente in Parlamento, nelle piazze, e soprattutto, necessariamente, nelle scuole dalle medie in su, università comprese. E non solo in congiunzione con il 16 ottobre, ma lungo l’anno, come medicina necessaria (e oltre a tutto piacevole almeno a livello intellettuale), in un momento in cui una delle malattie della società italiana sembra essere l’amnesia di tutto quello che il pensiero fascista comporta, quando messo in atto.
Daniela Fubini