Israele, il momento dell’ex generale

“È possibile formare un governo. Non vi è alcuna giustificazione per imporre un altro turno di elezioni, il terzo, all’opinione pubblica israeliana. Se non si forma un governo, saranno i cittadini israeliani a pagarne il prezzo”. Con questo monito il Presidente Reuven Rivlin ha affidato nelle scorse ore all’ex generale Benny Gantz, leader del partito Kachol Lavan, il compito di dare un governo a Israele. È la prima volta in undici anni che questo incarico viene conferito a qualcuno che non sia Benjamin Netanyahu e per questo i media israeliani parlano di grande novità. “Lavorerò per tutto il popolo d’Israele. Per un governo di cui Israele ha disperatamente bisogno. – ha affermato Gantz, accettando l’incarico da Rivlin – Formeremo un governo che spingerà per la pace e saprà affrontare definitivamente ogni nemico”. L’ex generale ha poi promesso che il suo governo servirà a unire il paese e a superare le fratture interne alla società israeliana: “siamo qui per rappresentare tutti, i haredim, con i quali dobbiamo sederci e parlare come fratelli, i cittadini arabi, i nostri fratelli drusi, così come tutti gli altri”, le sue parole. Le promesse di Gantz si scontrano però con la realtà: come per Netanyahu, costretto a restituire a Rivlin l’incarico, anche per lui sarà molto difficile riuscire a recuperare i 61 voti necessari per ottenere la maggioranza alla Knesset. Per il momento gliene mancano 7: oltre a Kachol Lavan (33 seggi), l’ex capo di Stato maggiore è stato indicato come Premier dai 6 parlamentari del duo Labor-Gesher, dai 5 del Campo democratico e da 10 (su 13) della Lista araba unita. In totale dunque può contare su 54 seggi ma per ampliarli dovrà fare scelte difficili, perdere qualcuno per strada e potrebbe comunque non bastare.
Queste le opzioni di cui parlano i quotidiani israeliani:
Un governo di unità nazionale Kachol Lavan – Likud con rotazione della premiership. Gantz la proporrà a Netanyahu nell’incontro che avranno i due nelle prossime ore con un diktat: Bibi dovrà accettare di essere Premier per secondo. Kachol Lavan non vuole infatti a nessun costo che il leader del Likud guidi il paese ora che deve ancora dimostrare la sua innocenza nei tre casi giudiziari in cui è coinvolto. Mentre Gantz sarà Premier, Netanyahu avrà il tempo di occuparsi dei suoi guai e dimostrare la sua innocenza, dicono da Kachol Lavan. Se poi dovesse essere incriminato, la sua carriera politica sarebbe comunque finita.
Netanyahu, a meno di colpi di scena, non accetterà il diktat di Kachol Lavan e rimarrà alla finestra a guardare il suo avversario cercare nei prossimi 28 giorni una possibile maggioranza alternativa.
Maggioranza che è praticamente impossibile potrà contare sia sugli 8 seggi di Avigdor Lieberman (Yisrael Beitenu) sia sui 10 della Lista araba. I due partiti sono incompatibili e Lieberman non vuole sedere in una coalizione con gli arabi. Alcuni giornali parlano però di un possibile governo di minoranza con il benestare di Lieberman: se i 3 parlamentari della lista araba Balad dovessero dare il sostegno a Gantz, l’unione di centro-sinistra avrebbe 57 seggi. Due in più della coalizione guidata da Netanyahu (Likud, Shas, Agudat HaTorah e Yamina). Con la maggioranza relativa alla Knesset e un’astensione di Lieberman, Gantz potrebbe formare un governo. “Una volta formato, Yisrael Beitenu potrebbe unirsi – scrive il giornalista Yossi Beilin – o almeno sostenerlo nel voto alla Knesset, perché un tale governo sarebbe anche in grado di guidare alcune delle riforme auspicate da Lieberman. Come, per esempio, l’approvazione di una legislazione che riconosce i matrimoni civili o che modifica la legge sul servizio militare per consentire agli uomini e non solo alle donne di essere esentati dal servizio militare sulla base di obiezioni di coscienza o di uno stile di vita religioso, e se le loro rivendicazioni sono dimostrate credibili. Yisrael Beitenu non si opporrebbe a una mossa di vasta portata che dispieghi forze di polizia significative nelle città e nei villaggi arabi”. Vero ma in realtà molto improbabile perché in un’eventuale nuova elezione l’ultranazionalista Lieberman – da sempre intransigente con gli arabi – rischierebbe di pagare un caro prezzo elettorale. Gantz ha 28 giorni per convincerlo o per trovare altre soluzioni. E intanto Israele non ha un governo.

dr