Israele: “Colpiremo l’Iran ovunque”
Almeno 20 obiettivi colpiti in Siria, legati alle Guardie della rivoluzione iraniana e all’esercito del dittatore Bashar al Assad. È il bilancio dell’operazione israeliana della scorse notte, avviata per dare una dura risposta all’Iran dopo il lancio di missili dal suolo siriano contro il nord d’Israele. “In seguito al lancio di razzi verso il Golan di ieri da parte di una forza iraniana situata in territorio siriano, Israele ha colpito questa notte decine di obiettivi militari in Siria”, ha dichiarato all’alba il portavoce dell’esercito israeliano ((nell’immagine, soldati israeliani sul confine nord). “Abbiamo dimostrato agli iraniani che abbiamo la capacità di reagire con forza”, le parole di un funzionario della difesa israeliana al quotidiano Haaretz. Concetto ribadito ore dopo dal nuovo ministro della Difesa Naftali Bennett: “Il nostro messaggio ai leader dell’Iran è semplice: Non siete più immuni. Ovunque allungherete i vostri tentacoli, noi li taglieremo via”. Un avviso chiaro dunque nei confronti dell’Iran e dei suoi emissari nell’area: qualsiasi attacco non rimarrà impunito. “Ci stiamo preparando per difenderci e attaccare, e risponderemo a qualsiasi tentativo di ritorsione”, il monito del portavoce dell’esercito Hidai Zilberman, che ai giornalisti ha spiegato che le forze militari si stanno preparando per tre scenari possibili: nessuna risposta, una risposta a bassa intensità e una risposta più significativa da parte di Teheran.
Da tempo Israele porta avanti operazioni militari in Siria (e non solo) per colpire il nemico iraniano e i suoi alleati nella zona, tra cui in particolare Hezbollah, ma nell’ultimo anno le tensioni sono aumentate con un drone killer iraniano abbattuto la scorsa primavera mentre cercava di varcare il confine israeliano. “Il fallito attacco terroristico doveva essere la risposta di Teheran ai presunti attacchi israeliani contro i depositi missilistici iraniani in Iraq”, scriveva su ynet l’analista militare Ron Ben-Yishai, spiegando che “la decisione di Israele di confermare ufficialmente di aver sventato gli attacchi è stata presa non solo per dissuadere la Repubblica islamica dal lanciare simili minacce in futuro, ma anche per segnalare ai russi – e al resto del mondo – che il radicamento militare iraniano in Siria continua ancora oggi”. Da allora la situazione si è aggravata con il passo indietro degli Stati Uniti in Siria che ha lasciato il campo proprio all’Iran e alla Russia. L’operazione israeliana delle scorse ore ha voluto dare un segnale anche in questo senso: anche senza gli americani, l’esercito israeliano continuerà a colpire. “Il raid non è stato progettato per evitare qualche attacco iraniano imminente. – scrive Amos Harel su Haaretz – Faceva parte di uno sforzo a lungo termine di Israele per impedire all’Iran di stabilire una presenza militare vicino al suo confine. Gli obiettivi che sono stati bombardati includono basi militari e centri di comando appartenenti all’Iran e alle milizie sciite, così come i complessi militari siriani che li ospitano. L’aeronautica israeliana ha anche distrutto alcune batterie di missili terra-aria che avevano sparato sui jet israeliani”.